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Immagine del redattorePatrizia Boi

Archeologia Messico: Città Maya scoperta nello Yucatán

Piramide Maya in Messico

 

Patrizia Boi (Assadakaha News) - Un gruppo di archeologi ha identificato nuovi insediamenti della Civiltà Maya grazie a un'analisi LiDAR effettuata nella penisola dello Yucatán in Messico. Tra i ritrovamenti spicca una città sconosciuta, chiamata Valeriana, che getta nuova luce sulla complessa urbanistica dell'antica civiltà.

La Grandezza e il Mistero della Civiltà Maya

 

La Civiltà Maya è una delle più affascinanti e misteriose del mondo antico, celebre per le sue sofisticate città-stato. I Maya si distinsero per le loro elevate conoscenze in architettura, astronomia, matematica, arte e soprattutto nella scrittura. Le loro città, disseminate nelle foreste tropicali degli odierni territori di Messico, Guatemala, Belize, San Salvador e Honduras, erano fiorenti centri urbani con templi, palazzi e complessi abitativi. Tuttavia, dopo il declino della civiltà, avvenuto tra il IX e il X secolo d.C., molti di questi luoghi furono abbandonati e lentamente inghiottiti dalla giungla, rendendo complicato per gli archeologi il ritrovamento delle loro rovine e il loro relativo studio.

Negli ultimi anni, però, grazie a una avanzata tecnologia è stato possibile rivelare come mai prima d’ora l’estensione e la complessità di queste antiche città: la tecnologia LiDAR (Light Detection and Ranging). Questa innovazione ha aperto nuovi orizzonti nella ricerca archeologica, consentendo di ottenere una visione chiara del paesaggio e delle strutture Maya senza il bisogno di sfoltire la vegetazione densa delle foreste tropicali. 


La Tecnologia Lidar e la Scoperta


Il LiDAR, tecnologia avanzata di telerilevamento basata su laser, ha consentito ai ricercatori di mappare un'area densa di vegetazione nella regione di Campeche.

Questo strumento consente di rilevare dettagli nascosti sotto fitte foreste, inviando impulsi laser dall’alto che hanno la capacità di penetrare la copertura vegetale e di riflettere le strutture sottostanti. Questi impulsi rimbalzano sugli oggetti presenti sulla superficie (come piante, rocce e strutture artificiali) e tornano al sensore. Misurando il tempo impiegato dai raggi per tornare indietro, il sistema è in grado di calcolare con estrema precisione le distanze e creare una rappresentazione tridimensionale del terreno sottostante.

Una delle caratteristiche più rivoluzionarie del LiDAR è la sua capacità di "vedere" attraverso il fogliame, permettendo di ottenere immagini chiare del suolo e di eventuali strutture archeologiche sepolte dalla vegetazione.

L’utilizzo del LiDAR in archeologia è un’innovazione relativamente recente, ma ha già portato a importanti scoperte in America Centrale. Applicato alle foreste che ospitano le rovine Maya, il LiDAR ha rivelato complessi urbani molto più vasti e intricati di quanto si pensasse, suggerendo un’organizzazione sociale altamente strutturata e un’estensione demografica sorprendente.


Il ritrovamento di questa nuova città in verità è avvenuto in maniera quasi casuale, grazie a Luke Auld-Thomas, dottorando in Archeologia (affiliato alle l’università statunitensi Department of Anthropology, Tulane University, New Orleans, USA e Department of Anthropology, Northern Arizona University, Flagstaff, USA).  

 

Siccome la tecnica LiDAR è particolarmente costosa, Luke Auld-Thomas ha avuto un'idea geniale che si è rivelata vincente per aggirare il problema: «Gli scienziati che si occupano di ecologia, silvicoltura e ingegneria civile hanno utilizzato i rilievi LiDAR per studiare alcune di queste aree per scopi completamente diversi. E se un rilievo LiDAR di quest'area esistesse già?».

 

Spulciando, quindi, tra gli studi laser commissionati in precedenza, il dottorando si è messo a cercare online i risultati di un’indagine condotta con una tecnologia laser per scopi del tutto differenti. «Stavo esplorando la sedicesima pagina di Google Search», ha raccontato «e ho trovato una ricerca fatta da un’organizzazione messicana per il monitoraggio ambientale».

Si trattava di un’indagine per misurare e monitorare il Carbonio nelle foreste del Messico, un progetto di monitoraggio delle foreste chiamato Alianza M-REDD+ (Riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado in Messico), guidato da Nature Conservancy, Messico. Analizzando una superficie di 129 chilometri quadrati nello Stato di Campeche dove non erano mai state cercate strutture Maya prima d'ora, Auld-Thomas e i suoi colleghi hanno trovato le tracce di un grande insediamento.

  

Lo studio è stato pubblicato sulla Rivista Accademica della Cambridge University “Antiquity


Metodo di studio, divisione in settori

 

L’area studiata è stata suddivisa in tre blocchi per facilitare l'analisi delle scoperte:

 

  • Primo blocco: nel quale si trova una piramide nello stile di Río Bec, con mura di cinta e una voragine naturale che conduce a un sistema di grotte. Il canale a forma di quadrifoglio che circonda la voragine richiama elementi dell’arte maya legati a cave e doline.

 

  • Secondo blocco (Valeriana): dove si trova la città principale, con complessi monumentali, strade rialzate e numerose infrastrutture agricole. Le strutture sono collegate tra loro da un percorso lungo due chilometri. Gli archeologi ritengono che il disegno urbanistico e la complessità della rete di edifici indichino una gerarchia politica e sociale sviluppata.

 

  • Terzo blocco: nel quale l’attenzione è stata catturata da strutture circolari impiegate per la produzione di intonaco a calce, una tecnica comune tra i Maya Puuc. Questa civiltà, che ha prosperato tra il 250 e il 900 d.C., era conosciuta per la sua raffinata architettura e la produzione di stucco.


La Città di Valeriana e la Densità Urbana dei Maya 


Tra i ritrovamenti del secondo blocco, quindi, emergono oltre 6.700 strutture, distribuite con una densità di 55,3 costruzioni per chilometro quadrato.

Valeriana, che si estende su 16,6 chilometri quadrati, è stata abitata tra il 250 e l’850 d.C., durante il periodo classico della civiltà maya. Al suo massimo splendore, si stima che potesse ospitare da circa 30.000 fino a 50.000 abitanti.

La città mostra tutti i segni di un’importante capitale politica: vi si trovano, infatti, piramidi templari, piazze collegate da strade sopraelevate, un bacino artificiale, e strutture abitative che ricordano anfiteatri, organizzate secondo un modello “a bassa densità”, tipico delle città distribuite su vaste aree anziché concentrate.

 

Significato della Scoperta e Implicazioni Future

 

Secondo Auld-Thomas, i risultati della ricerca, non solo rivelano una regione densamente popolata, ma mostrano anche una grande varietà nell'organizzazione urbana. Questo suggerisce che le Città Maya variassero in densità, con differenze significative tra aree urbane e rurali. La scoperta di Valeriana è particolarmente rilevante perché aggiunge nuove informazioni sulla complessità e distribuzione della Popolazione Maya.

 

Gli archeologi prevedono che le analisi LiDAR, applicate su vaste superfici, continueranno a rivelare insediamenti Maya in altre aree rimaste finora inesplorate. Questo studio suggerisce che la popolazione e l’organizzazione sociale Maya fossero molto più articolate di quanto si ritenesse, aprendo la strada a nuove ricerche sul campo che, per ora, sono limitate dai costi elevati della tecnologia e dalla difficoltà di ottenere finanziamenti.

 

L'Indagine sulle Città Maya: Metodi, Blocchi Esplorati e Risultati Principali

 

Altri studi sono stati realizzati con la stessa tecnologia LiDar mirata all’utilizzo archeologico in collaborazione tra università internazionali, enti di ricerca e organizzazioni culturali, con finanziamenti provenienti principalmente dalla National Geographic Society e da diverse istituzioni accademiche e governative.

Gli archeologi hanno concentrato le indagini in aree come la foresta del Petén in Guatemala, un’area remota e fitta di vegetazione, dove è estremamente difficile svolgere esplorazioni di tipo tradizionale.

Le immagini LiDAR ottenute hanno consentito di individuare vasti complessi urbani, sistemi di canali e serbatoi per l’acqua, e intricate reti di strade sopraelevate, note come "sacbeob", che collegavano le città principali con centri secondari. Questi risultati sono rivoluzionari perché indicano che i Maya non erano solo una civiltà urbana, ma che gestivano complesse reti di comunicazione e infrastrutture, segno di una pianificazione urbana avanzata e di una società fortemente centralizzata.

 

Conclusione

 

Le scoperte di Valeriana e degli insediamenti nella penisola dello Yucatán mostrano come la Civiltà Maya si sviluppasse in modo differenziato e complesso, con città che si adattavano al territorio mantenendo caratteristiche uniche.

Mentre i ricercatori continuano a esplorare queste aree, risulta sempre più evidente che sotto la fitta giungla dello Yucatán si celano ancora numerosi misteri ancora da esplorare.

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