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Immagine del redattorePatrizia Boi

Archeologia in Turchia - Muazzez İlmiye Çığ è scomparsa all’età di 110 anni


Patrizia Boi (Assadakah News) - Muazzez İlmiye Çığ, decana mondiale dell'archeologia e pioniera degli studi sulla civiltà sumera, è morta il 17 novembre 2024 in un ospedale della provincia meridionale di Mersina, nell'Anatolia meridionale, all’età di 110 anni. La notizia della sua scomparsa è stata riportata dai media turchi.


Considerata una delle massime esperte della civiltà sumera, ha dedicato gran parte della sua carriera a decifrare le antiche tavolette cuneiformi. Çığ era conosciuta per le sue ricerche in sumerologia, lo studio della storia, della lingua e della cultura dei Sumeri, la prima civiltà urbana conosciuta, sorta nella regione della Mesopotamia meridionale tra il IV e il III millennio a.C. e per i suoi contributi al campo degli studi sul Vicino Oriente antico.


Nata il 20 giugno 1914 nella provincia settentrionale di Bursa, Muazzez Çığ ha vissuto gli eventi che segnarono l'inizio del XX secolo. Quando İzmir fu occupata dall'esercito greco nel 1919, suo padre, insegnante, si trasferì a Çorum per proteggere la famiglia, e lì la giovane Çığ completò la sua istruzione primaria. Nel 1936 si iscrisse al Dipartimento di Ittitologia dell'Università di Ankara, istituito da Mustafa Kemal Atatürk, fondatore della Turchia moderna.


Fra i suoi insegnanti spiccano Hans Gustav Güterbock e Benno Landsberger, eminenti studiosi della cultura ittita e rifugiati ebrei tedeschi, che avevano trovato asilo in Turchia durante la Seconda Guerra Mondiale.


Muazzez İlmiye Çığ è una delle figure più rispettate della sumerologia turca. La sua carriera professionale iniziò nel 1940 al Museo dell'Oriente Antico di Istanbul, una delle tre istituzioni che compongono i Musei Archeologici di Istanbul, dove lavorò come esperta delle tavolette cuneiformi dei Sumeri, degli Assiri e degli Ittiti, che giacevano negli archivi senza essere tradotte o classificate.


Con l'aiuto dei suoi colleghi Hatice Kızılyay e F.R. Kraus, Çığ catalogò migliaia di tavolette e contribuì alla creazione di un archivio di documenti cuneiformi composto da 74.000 tavolette.


La sua cura e dedizione portarono alla pubblicazione di circa 3.000 tavolette, facendo del museo un centro di eccellenza per gli studi sul Medio Oriente antico.


Un altro dei suoi importanti contributi è stato il suo lavoro sulle lingue mesopotamiche, che ha reso più comprensibili le storie e le leggi scritte dai Sumeri, popolo che ha avuto un'influenza enorme sulla cultura del Medio Oriente.


Il suo libro Sumerler ve Mezopotamya (Sumeri e Mesopotamia) è una delle sue opere fondamentali, dove esplora non solo la lingua e la scrittura sumera, ma anche la cultura e le tradizioni di questa antica civiltà.


Muazzez İlmiye Çığ ha scritto 13 libri, molti dei quali introduttivi sulle civiltà sumere e ittite.


Nel 2000, ha ricevuto un dottorato honoris causa dall'Università di Istanbul, diventando una delle principali esperte di scrittura cuneiforme e sumerologia.

Donne col velo - Foto di Sergio Pessolano


Nel 2005, nel suo libro sul culto della fertilità in Mesopotamia, Çığ, ha sollevato l'attenzione internazionale con le sue teorie sul velo, sostenendo che la sua origine non risalisse al mondo musulmano, come comunemente si pensa, ma piuttosto ai rituali delle sacerdotesse sumere.


Secondo Çığ, le donne sumere indossavano il velo come parte di un rito di iniziazione per i giovani uomini, un gesto che simboleggiava la preparazione spirituale per l'iniziazione sessuale. Questo uso del velo risalirebbe quindi a circa cinquemila anni fa, molto prima delle tradizioni che si sono sviluppate nel mondo musulmano.


Questa interpretazione rientra in un ampio lavoro di ricerca di Çığ sulle civiltà mesopotamiche, dove ha anche analizzato altri aspetti della religione, della cultura e delle pratiche sociali dei Sumeri. La sua influenza nel campo degli studi storici e archeologici è stata fondamentale e ha contribuito a reinterpretare molte tradizioni antiche in un contesto più ampio, lontano dalle interpretazioni tradizionali legate a periodi più recenti.


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