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Immagine del redattorePatrizia Boi

Archeologia della cura - Una scoperta unica in Italia

Nano nel Medioevo in Italia


Patrizia Boi (Assadakah news) – Un’importante scoperta archeologica è stata effettuata da un team di ricercatori dell’Università di Trento, guidato dall’antropologo e paleopatologo Omar Larentis. Il gruppo ha rinvenuto i resti di un soggetto medievale - si stima che il soggetto, di sesso indeterminato e di età almeno adulta, sia morto tra il 679 e l'820 - affetto da una rara forma di nanismo caratterizzata da una displasia scheletrica, patologia anche detta acondroplasia.


Oltretutto il Rinvenimento di questo Soggetto affetto da Nanismo nel Medioevo propone un Nuovo Sguardo sull’Integrazione Sociale e l’Archeologia della Cura.

 

 

Come afferma tale studio: «Le displasie scheletriche rappresentano un’ampia famiglia di malattie genetiche, spesso difficili da diagnosticare anche nella letteratura clinica senza analisi molecolare. Alcuni casi di possibile displasia scheletrica sono stati identificati anche in campioni osteoarcheologici, anche se raggiungere una diagnosi definitiva è irto di difficoltà».

Anche con elementi scheletrici limitati è possibile, infatti, «ipotizzare una diagnosi utilizzando tecniche morfometriche macroscopiche e radiodiagnostiche», da confrontare poi con «la letteratura clinica e paleopatologica».

Omero destro (a) e femore destro (b) di AZ-III-3. Per entrambe le ossa, da sinistra a destra, viste postero-anteriore, laterale, antero-posteriore e mediale

 

Il ritrovamento e la diagnosi


Il ritrovamento è avvenuto nel cimitero medievale della chiesa di Sant’Eusebio ad Azzio, in provincia di Varese, nella zona della Valcuvia. Le attività di scavo, iniziate nel 2012 sotto la direzione scientifica di Barbara Grassi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, hanno portato alla luce frammenti ossei insoliti appartenenti ad un individuo denominato AZ-III-3– un omero e un femore – che si distinguevano per le loro dimensioni ridotte e la forma arcuata e tozza, indizi tipici dell’acondroplasia.

 

Per stabilire con certezza la diagnosi, i ricercatori hanno utilizzato metodologie cliniche moderne, tra cui la radiografia digitale, la tomografia computerizzata e la ricostruzione 3D, oltre a valutazioni morfometriche dettagliate. Grazie a queste tecnologie avanzate, ogni frammento osseo è stato analizzato con estrema cura, confermando la presenza di nanismo disarmonico in un soggetto adulto.

 

Un’indicazione di inclusione sociale

 

Un aspetto straordinario di questa scoperta è l’ubicazione della sepoltura: i resti sono stati rinvenuti all’interno del cimitero, insieme ad altre persone, e non in una posizione marginale.

 

Questo elemento suggerisce che l’individuo fosse accettato dalla comunità, contraddicendo l’idea comune che le persone con disabilità o deformità fossero emarginate o private di un’adeguata sepoltura cristiana nel Medioevo.

 

Come dichiarato tra gli obiettivi, lo studio, infatti, «cerca di fornire un’interpretazione sociale e bioculturale della patologia in Italia esaminando criticamente i casi pubblicati di displasia scheletrica nel Paese e incorporando la nostra conoscenza storica».

 

In altri ritrovamenti, come nel caso di Roma, i resti di individui con malformazioni sono stati scoperti al di fuori delle necropoli, suggerendo una sepoltura meno “convenzionale”. La sepoltura nel cimitero di Azzio, invece, sembra indicare un trattamento equo e rispettoso, integrando il defunto nel tessuto sociale della comunità.

 

Nell’antica Roma, i nani erano inizialmente eliminati o emarginati, ma in età imperiale divennero compagni o consiglieri dell’élite. In seguito, l’imperatore Alessandro Severo avviò una politica contro l’uso dei nani, riflettendo un cambiamento di atteggiamento che continuò nel Medioevo, dove la diversità fisica iniziò a essere vista come deviazione morale. Nel tempo, i nani finirono per essere esclusi dalla società, considerati fuori legge e senza diritto alla sepoltura consacrata, fino a essere nuovamente valorizzati come compagni e giullari nel Rinascimento.


L’“Archeology of Care” e l’inclusione nelle società antiche

 

La ricerca di Larentis esplora un aspetto fondamentale: il concetto di “archeologia della cura”. Questo approccio indaga su come le comunità antiche trattassero individui con disabilità, mettendo in luce le dinamiche di accoglienza e assistenza sociale. Nel caso specifico dell’acondroplasia, una patologia che limita in parte i movimenti, la condizione non sembra aver escluso l’individuo di Azzio dalla partecipazione alla vita comunitaria.

 

La sepoltura accanto agli altri, pur vivendo in una società medievale rigidamente cristiana, dimostra che le norme sociali non sempre corrispondevano a rigidi dettami religiosi o culturali. Larentis stesso sottolinea che questo ritrovamento stimola una riflessione: «Abbiamo dimostrato come sia possibile fare una delle diagnosi più complesse, partendo anche da pochi frammenti che solitamente si tendono a ritenere meno importanti».

 

Un contributo alla memoria collettiva


Con questa scoperta, i ricercatori non solo gettano nuova luce sul modo in cui le comunità del passato trattavano i membri con disabilità, ma restituiscono anche un’identità a coloro che il tempo ha quasi cancellato dall’oblio.

 

Come osserva Larentis, «lavoriamo con persone. Raccontiamo le loro storie togliendole dall’oblio. Ridiamo memoria a chi l’ha persa nei secoli».

 

Come dichiarato nei risultati finali «Questo studio evidenzia anche l’importanza di considerare sia il contesto biologico che quello culturale nell’analisi dei resti scheletrici, fornendo una comprensione più completa della vita e dei trattamenti degli individui con displasia scheletrica nelle popolazioni storiche».

 

CRediT authorship contribution statement

Omar Larentis: Scrittura – revisione e editing, Scrittura – bozza originale, Validazione, Supervisione, Metodologia, Investigazione, Analisi formale, Data curation, Concettualizzazione. Enrica Tonina: Analisi formale. Massimo Venturini: Supervisione, Analisi formale. Ilaria Gorini: Scrittura – revisione e editing, Supervisione, Investigazione.

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