Uno studio recente condotto da un team internazionale costituito da membri del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin" della Sapienza Università di Roma, insieme all'Istituto di Biologia e Patologia Molecolari del CNR-Ibpm, ha finalmente svelato il DNA dei Piceni, una delle civiltà più enigmatiche dell'Italia preromana. Questo studio interdisciplinare ha analizzato i resti di oltre 100 individui provenienti da necropoli dell'Italia centrale, risalenti a un arco temporale di più di 1000 anni, dal periodo dell'età del ferro fino alla tarda antichità.
I ricercatori hanno esaminato il DNA antico estratto da denti e ossa di 71 individui piceni, di cui 61 provenienti dalla necropoli di Novilara a Pesaro (VIII-VII secolo a.C.) e 10 da una necropoli situata tra Sirolo e Numana (VIII-V secolo a.C.). I dati genetici ottenuti sono stati poi confrontati con quelli di 10 etruschi, rinvenuti nelle zone di Monteriggioni e Colle di Val d'Elsa in Toscana, e con quelli di 21 individui risalenti alla tarda antichità (V-VII secolo d.C.), recuperati a Pesaro. Questa analisi ha fornito nuovi spunti per comprendere meglio le origini e le interazioni culturali e genetiche tra le popolazioni antiche della penisola italiana
Prima dei Romani, infatti, in Italia esisteva una piccola ma significativa differenziazione tra i popoli Tirrenici e quelli Adriatici: come affermava nel 1975 l’archeologo Massimo Pallottino, ossia lo studioso che più di ogni altro si è incentrato sullo studio dell’Italia preromana, «Noi abbiamo un grande fantasma che ci perseguita da molti decenni: sull'Adriatico questo fantasma sono i Piceni».
Oggi, grazie al suddetto studio interdisciplinare che ha visto la collaborazione sinergica di archeologi e genetisti, quel "fantasma" torna a vivere, permettendoci di esplorare in profondità le origini, i contatti e l'evoluzione dei Piceni, una delle civiltà più affascinanti dell'Italia preromana.
I risultati, pubblicati sulla rivista Genome Biology, mostrano una differenziazione genetica tra i popoli Adriatici e Tirrenici, offrendo nuove prospettive sulle migrazioni e le interazioni culturali di quei popoli.
Il principale coordinatore della ricerca, Fulvio Cruciani, professore di Genetica delle Popolazioni presso la Sapienza, ha sottolineato come l'analisi del DNA antico stia diventando cruciale per la ricostruzione della storia umana, permettendo di comprendere meglio le migrazioni e le evoluzioni genetiche delle popolazioni antiche, ha infatti spiegato: «Negli ultimi anni, lo studio del Dna antico sta divenendo uno strumento insostituibile per ricostruire la storia dell'umanità.
Attraverso l'analisi del materiale genetico estratto da reperti umani, possiamo comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l'evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni. Questi dati offrono oggi una visione senza precedenti del nostro passato e delle dinamiche che hanno plasmato le società antiche.
Eugenia D'Atanasio, ricercatrice del CNR-Ibpm e co-coordinatrice dello studio, ha aggiunto che i Piceni condividevano un patrimonio genetico comune con altre culture coeve, ma differivano in maniera significativa, dovuta ai loro contatti commerciali e culturali attraverso l'Adriatico, un aspetto che ha plasmato il loro DNA in modo distintivo, insomma precisamente «L'analisi genomica delle necropoli Picene, di cui la principale è stata quella di Novilara, ha mostrato che, sebbene culturalmente distinto, questo popolo condivideva un patrimonio genetico comune con altre culture coeve ed in continuità con le precedenti culture italiche. Tuttavia, le popolazioni adriatiche presentavano caratteristiche peculiari, legate ai continui scambi commerciali e culturali attraverso l'Adriatico, riflettendo un mosaico complesso di interazioni che hanno plasmato il pool genetico piceno in modo diverso rispetto a quello delle popolazioni tirreniche».
Inoltre, uno degli aspetti più affascinanti del DNA piceno è la loro diversità fenotipica: rispetto ad altre popolazioni italiche, i Piceni mostravano una prevalenza di tratti come occhi azzurri e capelli chiari, caratteristiche che li rendevano fisicamente distinti, forse anche a causa di contatti con popolazioni del Nord Europa e del Vicino Oriente.
Beniamino Trombetta, professore di Genetica Umana alla Sapienza e responsabile scientifico del progetto, ha spiegato come questo studio rappresenti un passo cruciale nella comprensione della storia genetica dell'Italia preromana, suggerendo che una società cosmopolita potrebbe essere emersa già nell'età del ferro, continuando fino all'epoca imperiale romana, ha affermato, infatti: «Questo studio multidisciplinare rappresenta un passo cruciale nella comprensione dell'evoluzione del pool genetico dell'Italia preromana, evidenziando sia la complessità dei movimenti di popolazione che gli scambi culturali che caratterizzavano le società antiche. I risultati aprono nuove prospettive sulla storia demografica dell'intera penisola suggerendo che una società cosmopolita iniziò a emergere e persistette in Italia durante l'età del ferro, raggiungendo il suo apice durante l'epoca imperiale».
La ricerca suggerisce, pertanto, che i Piceni facevano parte di un più ampio mosaico di interazioni culturali e commerciali che ha plasmato la genetica delle popolazioni del Mediterraneo, in un periodo che ha visto una crescente globalizzazione già nell'età del ferro.
Le analisi sul Dna antico, sebbene ancora agli albori, stanno aprendo nuove e affascinanti prospettive, non solo nel campo dell'archeologia e dell'evoluzione umana, ma anche in quello medico, come dimostrato dal Premio Nobel per la Medicina del 2022, conferito a studi di questo tipo. Seguendo questa tendenza, la pubblicazione di questa ricerca, non solo getta nuova luce sulla civiltà picena, ma contribuisce anche a una comprensione più profonda delle dinamiche demografiche e genetiche che hanno caratterizzato l'Italia durante l'epoca preromana e romana. Segna, altresì, una pietra miliare per l'archeogenetica italiana, un campo in espansione che sta rivoluzionando lo studio delle nostre origini, aprendo nuove prospettive nella comprensione della storia delle popolazioni antiche e delle loro interazioni e pone le basi per ulteriori ricerche che potrebbero riscrivere la storia delle nostre origini.
Per maggiori dettagli e per consultare lo studio completo, puoi visitare il link https://genomebiology.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13059-024-03430-4
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