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Arabia Saudita - Tajani: “Un partenariato strategico”

Assadakah Riyadh - Al secondo giorno della sua missione a Riyadh, il vicepremier Antonio Tajani ha visitato il cantiere della Jeddah Station, sulla linea 3, la cui costruzione è stata appaltata a un consorzio di grandi aziende, tra cui l'italiana WeBuild (progetto del valore di circa 6 miliardi di dollari). Ai lavori di costruzione anche il consorzio Flow, con Ferrovie dello Stato che possiedea una quota del 35%.

"I sauditi amano l'Italia e il suo saper fare" ha dichiarato Tajani. "Il governo sostiene le imprese italiane nel mondo", spiega ancora, dando il senso della visita a Riyadh. "In Arabia Saudita c'è grande voglia di lavorare con l'Italia, investire ed essere presenti nel nostro territorio nazionale, ma c'è anche la voglia di accogliere nuovi investimenti del nostro paese. C'è un clima positivo e non possiamo perdere questa opportunità: vogliamo essere più presenti e fare accordi che sfocino in un partneriato strategico che ci permetta di fare un salto di qualità. Il principe Mohammed bin Salman è artefice di un vero e proprio miracolo, un titanico progetto per ridurre la dipendenza petrolifera del Regno, diversificarne l'economia e sviluppare i servizi pubblici”. “La Saudi Vision 2030 offre tante opportunità per le aziende italiane, ha aggiunto il ministro del commercio, Majed Abdallah Alkassabi.

Con l'Arabia Saudita, l'Italia ha già rapporti economici, commerciali, culturali ben saldi, ma ci sono infinite altre opportunità anche in campo agricolo, dell'archeologia, della green energy, solare ed eolica. Tajani pensa all'Arabia Saudita come a un potenziale hub di energia rinnovabile per l'Europa e l'Italia.

Da parte sua, il governo italiano guarda all'Arabia Saudita (impegnata nella normalizzazione dei rapporti con Israele dopo la ripresa delle relazioni con Teheran) come elemento chiave per la stabilità del Mediterraneo. Al tavolo dei colloqui con il ministro degli Esteri, il principe Faysal bin Farhan al Saud, il capo della diplomazia italiana ha posto il tema della crisi migranti e dei rapporti con la Tunisia, ha parlato di Libia e Siria, di Mediterraneo allargato, del Corno d'Africa.

"Ispira il nostro approccio per l'Africa, non predatorio né coloniale ma che punta alla stabilità del continente: su questo Riad può dare un grande contributo. Fermare i flussi migratori non è un problema di polizia, ma da affrontare in maniera strategica: dobbiamo cambiare la mentalità e trascinare con noi anche l'Europa". La potenza economica del regno Saudita può giocare un ruolo di prim'ordine: "Occorre puntare su crescita e sviluppo, non rapinare le loro materie prime, ma creare joint-venture, far scoprire agli africani la ricchezza ma anche insegnare a considerare l'Africa come un interlocutore. La soluzione non è far venire qui gli africani ma farli rimanere nei loro paesi facendoli crescere".

Infine l'Ucraina, il dramma di una guerra che rischia trascinarsi ancora per mesi non poteva mancare dai colloqui di Tajani: "Il processo di Jeddah, dove al tavolo dei colloqui sedeva anche la Cina, può dare ulteriori proficui sviluppi. Se ucraini e russi non si parlano, è difficile fare passi in avanti ma ci vuole tempo. Abbiamo di nuovo chiesto alla Cina di intervenire e bisogna insistere su questo percorso per arrivare alla pace, ma una pace che sia giusta".

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