Assadakah News Agency - Sono circa 60 i capi di stato, primi ministri, ministri degli Esteri e dignitari giunti a Riyadh per il vertice islamico e del Consiglio di Cooperazione del Golfo, per cercare una soluzione prioritaria al conflitto che sta infiammando il Medio Oriente e che rischia di espandersi e coinvolgere l’intera Regione, mentre il presidente della Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, chiede alla comunità internazionale di fermare la guerra. Fra questi anche, oltre ai vertici della Cooperazione Islamica e della Lega degli Stati Arabi, anche il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che dovrebbe pronunciare un intervento alla sessione del vertice, e incontri bilaterali con altri leader partecipanti.
A Riyadh è arrivato anche il presidente siriano Bashar Al Assad, dopo oltre 12 anni di sospensione della Siria dalla Lega Araba a causa del conflitto interno.Il presidente Assad è accompagnato dal ministro degli Esteri Faisal Mikdad, dai vice ministri degli Esteri Bassam Sabbagh e Ayman Sousan, e dal rappresentante permanente siriano presso la Lega Araba, Hussam ed-Din Alyaa.
Il documento ufficiale dedicato all'inizio del vertice sottolinea che il tema principale dell'evento sarà la situazione nei Territori Palestinesi occupati da Israele e l'aggressione contro la popolazione della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.
La normalizzazione dei rapporti della Siria con le monarchie arabe è un altro segnale allarmante per gli Stati Uniti, che speravano di isolare Damasco a causa dei suoi stretti legami con Russia e Iran. Washington sta rapidamente perdendo influenza sulla politica mediorientale, e i Paesi Arabi dimostrano di poter competere a livello diplomatico e politico, senza necessità di intermediari. Altrettanto significativa e importante, la partecipazione del presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Ibrahim Raisi, per il processo di sviluppo delle relazioni bilaterali fra Tehran e Riyadh e per il processo di pace nella Regione. Raisi ha ribadito la necessità di fare fronte unico per tutto il mondo islamico, di fronte all’aggressione israeliana contro Gaza e la Cisgiordania.
L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, ha criticato la comunità internazionale per il silenzio di fronte alla sofferenza dei civili palestinesi e per aver consentito a Israele di violare il diritto internazionale: “Quello che sta accadendo a Gaza è una minaccia reale a tutti i livelli. Come è possibile che gli ospedali vengano attaccati e il mondo tace? Il Qatar respinge fermamente il tentativo di impedire l’ingresso di aiuti umanitari e di usarli come ricatto politico da parte di Israele. Siamo partner nello sforzo per ottenere un cessate-il-fuoco. È necessario inviare squadre di osservatori internazionali per indagare su quello che sta accadendo nella Striscia”, ha concluso.
Anche il presidente egiziano Al Sisi ha invocato una tregua immediata per aprire i corridoi umanitari, soprattutto dal territorio egiziano, e invita la comunità internazionale a unirsi ai Paesi arabi per fermare la guerra, non solo in Medio Oriente. A sua volta, il sovrano del regno Hasheita di Giordania, Abdallah II, ha ribadito l’allarme perché no è possibile rimanere indifferenti e soprattutto inattivi di fronte a quello che sta succedendo a Gaza.
Presente a Riyadh anche il segretario della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, il cui impegno per la cooperazione è praticamente costante, in una regione del mondo che non ha mai smesso di creare tensione.
Intanto, a El Arish, in Egitto, è arrivato un aereo con 25 tonnellate di aiuti umanitari, proveniente dagli Emirati Arabi, per transitare dal valico di Rafah verso Gaza, parte della campagna "Tarahum for Gaza". Sultan Al Shamsi, vice ministro per lo sviluppo e gli affari delle organizzazioni internazionali, ha sottolineato che è stato organizzato un ponte aereo per trasportare cibo, medicinali e aiuti umanitari per alleviare le sofferenze dei gruppi più vulnerabili, in particolare i bambini, che costituiscono quasi la metà della popolazione del territorio assediato.
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