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Arabia Saudita - Strategia e cooperazione per il futuro verde

Aggiornamento: 29 mar

Francesca Palumbo - L'azienda saudita Aramco Ventures, attiva nel settore integrato dell’energia, ha investito nello sviluppo della startup Spiritus con sede negli Stati Uniti e specializzata in tecnologia climatica. Un finanziamento da 30 milioni di dollari insieme a Khosla Ventures, Mitsubishi Heavy Industries America e Tdk Ventures.

L'investimento conferma l'intenzione dell'Arabia Saudita di espandersi in diversi settori, promuovendo l'innovazione oltre la regione del Medio Oriente e del Nord Africa. Il finanziamento è dedicato allo sviluppo della tecnologia di cattura diretta dell'aria, progettata per ridurre le emissioni di carbonio provenienti dai data center e dalle costruzioni industriali senza rallentarne l'espansione.

Un esempio per una nuova strada finalizzata a un futuro sostenibile: Riyadh investe nella sostenibilità. Spiritus ed impegno nella collaborazione internazionale, tra cui Italia e Brasile, sono esempi di come il regno si prepara a diventare un protagonista della rivoluzione verde globale. Il progetto Vision 2030 e "Green Riyadh" ne sono la testimonianza concreta.

La questione climatica si impone oggi con un'urgenza senza precedenti, imponendo alle nazioni e ai mercati un ripensamento radicale delle proprie strategie economiche e industriali. In questo scenario, l’Arabia Saudita, storicamente legata alla monocultura petrolifera, si muove con una determinazione che appare sempre più marcata verso una riconfigurazione del proprio modello produttivo. La recente partecipazione di Aramco Ventures al finanziamento della startup statunitense Spiritus segna un ulteriore passo in questa direzione: l’investimento, pari a 30 milioni di dollari e condotto insieme a Khosla Ventures, Mitsubishi Heavy Industries America e TDK Ventures, ha come obiettivo lo sviluppo di tecnologie avanzate per la cattura diretta dell’aria e la riduzione delle emissioni di carbonio.

Spiritus rappresenta una delle punte più avanzate dell’innovazione nel settore climatico. La sua tecnologia, denominata "Carbon Orchard", introduce un sistema di cattura passiva della CO₂, eliminando la necessità di ventole e riducendo sensibilmente i costi operativi. Il processo di desorbimento a basse temperature consente una scalabilità accelerata, mentre il materiale assorbente proprietario sviluppato dalla startup permette una capacità di rimozione della CO₂ decuplicata rispetto agli standard attuali. Si tratta di una rivoluzione tecnologica che Aramco ha scelto di sostenere con convinzione, segnalando un interesse strategico sempre più esplicito verso le nuove frontiere della sostenibilità ambientale.

Ali Al-Meshari, Aramco Senior Vice President/Technology, Oversight & Coordination
Ali Al-Meshari, Aramco Senior Vice President/Technology, Oversight & Coordination

Ali Al-Meshari, Senior Vice President di Technology, Oversight & Coordination presso Aramco, ha sottolineato la centralità di questo investimento nel quadro della transizione energetica saudita: "Aramco ha dichiarato la sua ambizione di raggiungere la neutralità delle emissioni di gas serra Scope 1 e Scope 2 in tutti i suoi asset operativi di proprietà entro il 2050 e vede opportunità per costruire potenziali nuove attività energetiche a basse emissioni di carbonio". A sua volta, Bruce Niven, Managing Director Esecutivo di Strategic Venturing presso Aramco Ventures, ha enfatizzato il ruolo delle nuove tecnologie DAC (Direct Air Capture) nella decarbonizzazione dei comparti industriali più difficili da trasformare: "La cattura diretta dell'aria ha il potenziale per svolgere un ruolo importante nella decarbonizzazione dei settori economici difficili da abbattere, ma finora è stata troppo costosa per essere significativa. Sono necessari approcci innovativi come quello di Spiritus. Siamo entusiasti di collaborare con Spiritus e portare questa importante tecnologia sul mercato".

L’investimento si inserisce in un disegno più ampio, quello della Vision 2030, il programma con cui il regno saudita mira a diversificare la propria economia, riducendo la dipendenza dal petrolio e rafforzando la presenza nei settori dell’energia rinnovabile e della tecnologia pulita. Un asse strategico fondamentale in questo quadro è lo sviluppo delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), considerate indispensabili per abbattere le emissioni industriali senza compromettere la crescita economica.

A questo sforzo interno si affianca un’intensa attività diplomatica e finanziaria su scala globale. Nel novembre 2023, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha incontrato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva per discutere un pacchetto di investimenti da dieci miliardi di dollari del Fondo sovrano saudita in Brasile, con particolare attenzione al comparto delle energie rinnovabili. Anche i rapporti con l’Italia si intensificano: nel febbraio 2025 sono stati siglati nuovi accordi per il rafforzamento della cooperazione su progetti energetici e infrastrutturali, specialmente in Africa, in sintonia con il Piano Mattei. Parallelamente, SACE, l’agenzia italiana per l’assicurazione del credito all’esportazione, ha attivato operazioni per un totale di 6,6 miliardi di dollari con l’Arabia Saudita, incentrate su iniziative sostenibili.

In un recente incontro tra leader italiani e sauditi, si è discusso del ruolo strategico che l’Italia può giocare nella transizione energetica del regno, grazie al know-how delle sue aziende nel settore delle rinnovabili e delle infrastrutture. Il ministro italiano dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ha evidenziato come la collaborazione con Riad possa portare a sinergie significative, soprattutto nello sviluppo di impianti di energia solare e idrogeno verde. L’Arabia Saudita, da parte sua, ha mostrato interesse per le competenze italiane nell’ambito dell’economia circolare e del recupero energetico dai rifiuti industriali, un tema di crescente rilevanza per la sostenibilità a lungo termine del regno.

Il protagonismo saudita nella transizione ecologica si manifesta anche a livello urbano, attraverso progetti ambiziosi come "Green Riyadh". Lanciata nel 2019, l’iniziativa prevede la piantumazione di 7,5 milioni di alberi nella capitale, con l’obiettivo di ampliare la copertura arborea dall’attuale 1,5% al 9,1% entro il 2030. La costruzione del Parco Al-Urubah rappresenta il primo passo concreto in questa direzione, mentre l’intero progetto si avvale di un sistema di irrigazione basato sull’impiego di acqua riciclata. In prospettiva, "Green Riyadh" mira a rendere la capitale saudita una delle città più vivibili al mondo, mitigando le temperature estreme e migliorando la qualità dell’aria.

L’insieme di questi sforzi delinea un’Arabia Saudita sempre più proiettata verso un modello di sviluppo incentrato sull’innovazione tecnologica e sulla sostenibilità. In un mondo in cui la lotta al cambiamento climatico si configura come un imperativo non più rinviabile, il regno saudita sembra voler giocare un ruolo da protagonista, con un’agenda che combina visione strategica, potenza finanziaria e alleanze globali. Resta da vedere fino a che punto questi progetti potranno tradursi in un'effettiva transizione ecologica, ma l’orientamento intrapreso lascia pochi dubbi: la sfida del clima non è più una questione marginale, bensì il nuovo paradigma su cui si gioca il futuro delle economie e delle nazioni.

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