Assadakah News Agency - E’ ormai un dato di fatto che la geopolitica mondiale abbia portato alla creazione di blocchi contrapposti, specialmente negli ultimi anni: Stati Uniti, Cina, Russia e Paesi arabi, in un continuo mutamento di equilibri, dettati dalla politica economica e dall’economia politica, che non sono la stessa cosa. L’Arabia Saudita, con i Paesi del Golfo, sono ormai una realtà consolidata che ha una innegabile influenza sul resto del mondo, o sulla maggior parte di esso, in particolare nell’area che spazia dal Medio Oriente al Maghreb fino all’Africa subsahariana. Nei giorni scorsi l’Arabia Saudita ha spinto l’Opec a tagliare nuovamente la produzione di petrolio, un gesto che potrebbe avere ripercussioni anche sull’inflazione in Europa, e sulla forza militare di Putin in Ucraina. Soprattutto, è interessante osservare come l’Arabia Saudita stia portando avanti una stupefacente modernizzazione, sia a livello nazionale che per quanto riguarda il gigante nordafricano.
Riyadh sfida Washington sul piano geopolitico, da una posizione di indubbio vantaggio. Gli Stati Uniti, e ancora più l’Europa, gli alleati come Giappone e Corea del Sud, hanno interesse a una moderazione nei prezzi petroliferi per contenere l’inflazione, ma il principe Mohammed bin Salman non esita a entrare in rotta di collisione con gli interessi degli Stati Uniti, malgrado l’aiuto militare che riceve da Washington. Lo si è visto di recente con il disgelo diplomatico fra Riyadh e Teheran, operazione non a caso mediata da Pechino. L’Arabia Saudita ha saputo utilizzare al meglio i contatti con la Cina, causando non poca apprensione alla Casa Bianca, nel ristabilire le relazioni con l’Iran, fino a poco tempo fa nemico storico. L’operazione è funzionale a ridurre le incognite per la stabilità strategica nel Golfo Persico.
Tra le priorità del principe MbS c’è la modernizzazione della sua economia: il modello è Dubai, il che include anche un ridimensionamento del potere clericale e una moderata liberalizzazione delle regole islamiche. Poi ci sono i mega-cantieri che devono trasformare la fisionomia del Regno: il gigantesco resort turistico in costruzione sul Mar Rosso (con una superficie uguale a quella dell’intero Belgio); la megalopoli hi-tech da 500 miliardi di dollari in costruzione in mezzo al deserto (estesa oltre 30 volte New Yor), e altri progetti fantascientifici, investimenti di un’economia sempre meno dipendente dal petrolio; investimenti in molteplici settori, dal turismo alle energie rinnovabili, grazie al Fondo Sovrano che ha un capitale di oltre 650 miliardi di dollari. Altri investimenti si estendono oltre i confini nazionali, soprattutto in Medio Oriente e in Africa con partenariati con Egitto e Sudan. Una Arabia Saudita in pieno rilancio, che diventa un altro attore rilevante specialmente in Africa, dove la situazione è in costante mutamento e i vari progetti possono convergere o divergere da quelle di Washington, Pechino, o Mosca.
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