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Arabia Saudita - Architettura di Najran, un arazzo senza tempo

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
Case di Fanngo a Najran - Arabia Saudita
Case di Fanngo a Najran - Arabia Saudita

Patrizia Boi (Assadakah News) - L’eredità architettonica di Najran, perla d’Arabia, scolpita nel deserto, dove il vento canta storie tra fango e pietra d’oro, si staglia come un ponte tra epoche, intrecciando il respiro del passato con il battito del presente. Costruita con materiali offerti dalla terra stessa e forgiata da tecniche antiche, questa tradizione edilizia custodisce l’anima del deserto, armonizzandosi con le ambizioni della Visione 2030. In essa, la memoria diventa ispirazione per un futuro in cui sostenibilità e innovazione si fondono, come nei progetti avveniristici di NEOM e Qiddiya.


NEOM e Qiddiya sono due tra i progetti più ambiziosi dell'Arabia Saudita, concepiti nell'ambito della Visione 2030, il piano strategico per diversificare l’economia del paese e ridurre la dipendenza dal petrolio.

NEOM, megaprogetto futuristico da 500 miliardi di dollari dell'Arabia Saudita, lungo il Mar Rosso
NEOM, megaprogetto futuristico da 500 miliardi di dollari dell'Arabia Saudita, lungo il Mar Rosso

NEOM è un megaprogetto futuristico da 500 miliardi di dollari, situato nel nord-ovest dell'Arabia Saudita, lungo il Mar Rosso. È progettato per essere una città sostenibile e high-tech, alimentata al 100% da energie rinnovabili e con tecnologie all'avanguardia come intelligenza artificiale, biotecnologie e robotica. Il suo elemento più iconico è The Line, una città lineare lunga 170 km senza auto né emissioni di carbonio, progettata per ospitare milioni di persone in un ambiente iperconnesso e autosufficiente.

Qiddiya, il progetto che trasforma l’Arabia Saudita in una destinazione globale per il turismo e l’intrattenimento
Qiddiya, il progetto che trasforma l’Arabia Saudita in una destinazione globale per il turismo e l’intrattenimento

Qiddiya, dal canto suo, è il progetto destinato a trasformare l’Arabia Saudita in una destinazione globale per il turismo e l’intrattenimento. Situata a circa 40 km da Riyadh, questa enorme area includerà parchi a tema, strutture sportive, spazi per eventi culturali e resort di lusso. Il progetto punta a diventare una capitale mondiale del tempo libero, con attrazioni come un parco Six Flags e impianti per gli sport motoristici.


Entrambi i progetti incarnano l’ambizione saudita di creare una nuova identità urbana e culturale, proiettando il paese verso un futuro innovativo e sostenibile.


Nel cuore ardente dell’Arabia, questi due sogni si levano all’orizzonte, scintille di un domani audace, dove l’ingegno umano danza con la luce del progresso. Sono visioni scolpite nel vento del cambiamento, città di vetro e intelligenza, culle di un futuro che si veste di sostenibilità e innovazione, plasmando un regno che sfida i confini del possibile.

Case di fango in Arabia Saudita in contrasto con le città moderne
Case di fango in Arabia Saudita in contrasto con le città moderne

Eppure, nell’eco di questa corsa verso l’avvenire, Najran sussurra un’altra verità, un’antitesi dolce e profonda. Le sue architetture non si ergono per sfidare il tempo, ma per dialogare con esso. Sono la poesia della terra, la carezza del fango che si fa casa, il respiro delle tradizioni che hanno appreso dall’universo il segreto dell’armonia. Qui, ogni mattone racconta una storia, ogni parete custodisce il soffio di chi l’ha abitata, tessendo il benessere dell’uomo con la saggezza dell’antico.


Le architetture di Najran, rappresentano un'alternativa al mondo tecnologico e perfezionista, sono un poema abitativo, la memoria di un sapere antico che conosceva il benessere dell'individuo. Si raccontano attraverso forme e denominazioni diverse, ognuna specchio di una saggezza tramandato. Le "case di fango", con le loro mura robuste e sagge, incarnano l’essenza di questa autenticità, offrendo rifugio e adattandosi con naturalezza alle condizioni climatiche. Sono dimore, modellate attorno ai bisogni delle comunità e radicate profondamente nelle tradizioni del luogo.


La città vecchia di Najran si erge come una testimonianza vivente della grandezza culturale della Penisola Arabica. Castelli, palazzi e dimore secolari narrano storie di un tempo lontano, serbando nelle loro pietre l’eco di generazioni che hanno costruito, abitato e tramandato un patrimonio che ancora oggi vibra di vita.

Case caratteristiche a Najran - Foto dal Web
Case caratteristiche a Najran - Foto dal Web

Il dottor Abdulrahman Al-Majadah, professore associato di progettazione urbana presso l’Università di Najran, è una voce autorevole nella lettura dell’anima architettonica di questa terra antica. Attraverso le sue parole, si disvela il legame profondo tra l’abitare e la tradizione, tra la materia e lo spirito del luogo.


Secondo il professore, le case tradizionali di Najran si sviluppano in altezza, sfiorando il cielo senza mai superare i 100 metri quadrati di superficie. Tutt’intorno, la terra non viene soffocata dal costruito, ma accoglie ampi spazi aperti, dedicati alla vita e alla sussistenza: recinti per il bestiame, depositi per il grano, aree di soggiorno estive, dove le notti sono un sussurro di vento e stelle.


«Queste case di fango si distinguono per la loro semplicità e bellezza, per un’armonia spontanea che nasce dalla terra stessa», spiega Al-Majadah, sottolineando la loro unicità rispetto al modello urbano delle tradizionali città islamiche, spesso caratterizzate da una trama fitta e interconnessa.


A differenza delle città fortificate, chiuse entro mura protettive, Najran si apre al paesaggio, si intreccia con la natura e la vita agricola. La sua antica città è un mosaico di complessi residenziali sparsi tra le fattorie, plasmati da secoli di consuetudini sociali. Qui, lo spazio non è una barriera, ma un tessuto vivo che intreccia sicurezza e comunità.


«L’architettura di Najran riflette un forte senso di appartenenza e coesione», afferma il professore, descrivendo un modello abitativo dove il confine tra casa e paesaggio si dissolve, lasciando che la storia continui a respirare nelle pietre, nel fango, nelle mani di chi ancora costruisce nel rispetto di un sapere antico.

Fort Saudi a Najran
Fort Saudi a Najran

Al-Majadah ha descritto cinque stili tradizionali di case Najrani:


1. Stile al-Qasbah


Il termine "al-Qasbah" deriva dall'arabo e significa "cittadella" o "fortezza". Queste strutture, tipicamente situate nei centri dei villaggi, presentano una pianta circolare con una base ampia che si restringe man mano che si sale in altezza, ricordando le torri di guardia. Per questa somiglianza, sono anche chiamate "al-Abraj", che significa "le torri". Le al-Qasbah servivano sia come punti di osservazione che come rifugi in caso di attacchi, offrendo protezione agli abitanti del villaggio.


2. Stile al-Darb


Lo stile "al-Darb" è il più comune nella regione di Najran. Queste strutture si elevano su sette piani e sono progettate per ospitare più famiglie, riflettendo una forte coesione sociale. Ogni piano ha una funzione specifica, con i piani inferiori utilizzati per scopi quotidiani e quelli superiori per l'abitazione. La costruzione in altezza ottimizza l'uso dello spazio limitato, permettendo di ospitare numerose persone su una superficie di base ridotta.


3. Stile al-Mushulaq


Le abitazioni in stile "al-Mushulaq" sono caratterizzate da stanze disposte attorno all'ingresso principale, formando una pianta a "U" o a "L". Queste case si sviluppano su due o tre piani e sono progettate per garantire privacy e sicurezza, con le stanze principali orientate verso l'interno e finestre limitate verso l'esterno. Questo design favorisce la ventilazione naturale e crea cortili interni che fungono da spazi comuni per le famiglie.


4. Stile al-Murabba'


Il termine "al-Murabba'" significa "il quadrato" in arabo, riferendosi alla pianta quadrata di queste strutture. Queste abitazioni sono generalmente composte da due o tre piani e presentano un design semplice e funzionale. Le stanze sono disposte attorno a un cortile centrale, che funge da fonte di luce naturale e ventilazione. Questo stile riflette un equilibrio tra estetica e praticità, con decorazioni minimaliste e un'enfasi sulla funzionalità degli spazi.


5. Stile al-Muqaddam


Lo stile "al-Muqaddam" rappresenta la forma più semplice di abitazione tradizionale a Najran. Queste case sono costituite da un unico piano con un tetto piano e sono costruite con materiali locali come fango e pietre. La loro semplicità le rendeva accessibili e facili da costruire, adatte a famiglie più piccole o a coloro che necessitavano di abitazioni temporanee. Nonostante la loro semplicità, queste strutture offrono un isolamento termico efficace, mantenendo gli interni freschi durante le calde giornate estive e caldi durante le notti invernali.


Le Decorazioni

Decorazioni case di fango a Najran
Decorazioni case di fango a Najran

Le decorazioni svolgono un ruolo fondamentale nell'estetica delle abitazioni tradizionali di Najran. Bande orizzontali adornano i bordi superiori degli edifici, alcune con archi cavi, mentre porte e finestre sono incorniciate in gesso bianco. L'uso di materiali naturali come legno, gesso e argilla conferisce agli edifici colori terrosi che si integrano armoniosamente con l'ambiente circostante.


Questi stili architettonici non solo soddisfano le esigenze pratiche degli abitanti, ma riflettono anche le tradizioni culturali e le condizioni ambientali della regione, offrendo soluzioni abitative sostenibili e in armonia con il contesto locale.

 

L'arte silenziosa della terra: la costruzione delle case di Najran

Dipinte nel tempo
Dipinte nel tempo

Il processo di costruzione tradizionale delle case di fango a Najran è un esempio straordinario di architettura sostenibile, profondamente legato al patrimonio culturale locale.


Nei villaggi di Najran, la terra non è solo suolo, ma memoria, protezione, casa. Le mani esperte degli artigiani trasformano gli elementi più semplici – fango, pietra, legno e calce – in dimore che respirano con il paesaggio, modellate da un sapere antico che ha saputo ascoltare il vento e le stagioni.


Il fango, mescolato con sapienza, è l’anima delle costruzioni, morbido come la terra che lo genera, saldo come le radici che lo nutrono. È impastato con paglia e lasciato asciugare al sole, diventando un materiale resistente, vivo, capace di accogliere e proteggere. Alla base delle case, pietre locali vengono adagiate con precisione, formando fondamenta che abbracciano il suolo con la saggezza dell’eterno.


I tronchi di palma, tamarisco o sidr, flessuosi e forti, sorreggono i tetti, offrendo riparo senza chiudere il cielo. Sopra di essi, uno strato di intonaco di fango completa l’opera, sigillando la dimora contro il caldo implacabile e la furia delle tempeste di sabbia. Un ultimo tocco di calce, bianca e luminosa come la luce dell’alba, protegge le pareti e le mura, prolungandone la vita e rendendole testimoni di generazioni.


La casa non nasce in un giorno. Il suo processo di costruzione è una danza con il tempo, fatta di attesa e pazienza. Tutto inizia con "Al-Wathar", la posa delle fondazioni: una fila di pietre chiamata "al-Madmak", allineata con cura e legata con fango, stabilisce la base su cui la casa crescerà.


Strato dopo strato, le pareti si alzano come onde che avanzano lente, ogni livello lasciato ad asciugare prima che il successivo venga aggiunto. D’inverno, la terra chiede due o tre giorni per abbracciare il sole e diventare forte; d’estate, basta un solo giorno perché il calore la plasmi e la renda solida.


Quando la struttura è pronta, i tetti vengono posati con tronchi resistenti, poi ricoperti di fango e sigillati con la tecnica di "Al-Qadad", una miscela di calce e fango che rende le case impenetrabili alla pioggia, al vento, al tempo stesso. È un gesto antico, un’arte che resiste ai secoli.

La costruzione
La costruzione

Queste case non sono solo rifugi, sono la voce della tradizione, la saggezza del deserto. Ogni abitazione rispetta il ritmo della natura: le mura di fango isolano dal caldo diurno e trattengono il tepore nelle notti fredde, creando un equilibrio perfetto tra uomo e ambiente.


Il loro valore non è solo estetico, ma profondamente culturale.


«Ogni casa è una storia, tramandata di padre in figlio, modellata dall’esperienza e dalla necessità, in armonia con la terra che la genera».


La sostenibilità è innata, perché i materiali vengono restituiti alla natura quando il tempo della casa giunge al termine, senza lasciare traccia se non nei ricordi di chi l’ha abitata.


Resistenti, ecologiche, senza tempo: le case di Najran sono costruzioni, poemi di terra e vento, scolpite nel cuore del deserto.


Poesia e calore di un interno
Poesia e calore di un interno

«Costruire non è solo innalzare mura, è tramandare un legame con la terra, un dialogo con la natura che ci accoglie», raccontano i saggi del villaggio. Questo sapere antico non si piega all’urgenza del presente, ma si adatta ai ritmi della natura, rispettando la generosità e la severità del paesaggio: il caldo bruciante del giorno, il freddo silenzioso della notte, il respiro imprevedibile delle tempeste di sabbia.


Le case di fango non sfidano il deserto, lo comprendono. Ogni mattone crudo, ogni intonaco spalmato con cura, risponde ai bisogni dell’uomo senza ferire la terra che lo ospita.


Le loro pareti spesse custodiscono la freschezza durante le ore infuocate del giorno e trattengono il calore quando il sole si dissolve nell’orizzonte. È un’architettura che respira con la natura, che protegge senza isolare.


Il fango, la pietra, il legno di palma non sono materiali qualunque, sono frammenti di questo paesaggio, donati dalla natura e ad essa restituiti. Nulla si spreca, nulla si distrugge, e quando una casa cede al tempo, il deserto la riaccoglie senza lasciarne traccia.


Con la giusta cura, queste dimore possono resistere ai secoli, mantenendo vivo il volto autentico di Najran. Sono custodi silenziose di un’identità culturale, testimoni di un’arte costruttiva che non insegue il futuro, ma affonda le radici in un passato capace di nutrire l’avvenire.


In un mondo che corre verso il progresso, queste case di terra e sogno ci ricordano che il vero sapere non si misura in altezza, ma nella profondità delle tradizioni che sanno ancora ascoltare il battito della natura.


Le case tradizionali di Najran non sono solo architettura, ma testimonianze viventi delle usanze e dello stile di vita della popolazione della regione. Ogni elemento della loro costruzione e del loro utilizzo quotidiano è profondamente radicato nelle tradizioni sociali, culturali e spirituali che si tramandano da secoli.


L’ospitalità e la Majlis: la casa come luogo di incontro



In tutta la cultura araba, l’ospitalità è un valore sacro, e le case di Najran ne sono una manifestazione concreta. La Majlis, la sala di ricevimento, è il cuore pulsante di ogni dimora, uno spazio riservato agli ospiti, dove il caffè arabo e il tè vengono serviti come segno di benvenuto e rispetto.


«La casa è aperta come il deserto, perché chiunque arrivi deve sentirsi il benvenuto», recitano i proverbi locali. Questo senso di accoglienza si riflette anche nella disposizione degli spazi: le case sono spesso collegate tra loro da cortili comuni, simbolo di condivisione e di unità familiare.


Il rapporto con la natura e i cicli della vita


Le case di fango di Najran sono costruite in armonia con le stagioni e il clima, e questo legame si riflette anche nelle abitudini della vita quotidiana. Durante l’estate, le famiglie si spostavano nei cortili o sulle terrazze, dove l’aria era più fresca, mentre in inverno, gli spazi interni accoglievano il calore naturale trattenuto dalle pareti di terra.


Nei periodi di raccolta dei datteri e dei cereali, le case si trasformavano in piccoli centri di lavorazione, con le donne che essiccavano i frutti sui tetti e gli uomini che conservavano il raccolto in aree apposite. La casa non era un organismo vivente, che cambiava e si adattava ai ritmi del deserto.


La divisione degli spazi e il ruolo della famiglia

Spazi interni
Spazi interni

L’architettura di queste case riflette anche le dinamiche familiari e sociali. Ogni abitazione è progettata per ospitare più generazioni sotto lo stesso tetto, con spazi separati ma interconnessi.


  • Le donne gestivano le aree interne, dove si trovavano la cucina e gli spazi privati, dedicandosi alla preparazione del cibo e alla cura della famiglia.


  • Gli uomini frequentavano la Majlis e gli spazi aperti, dove si discutevano questioni della comunità.


  • I bambini crescevano tra le mura di fango e i cortili, imparando fin da piccoli l’arte della sopravvivenza nel deserto e le tradizioni che avrebbero poi trasmesso ai loro figli.


Le credenze spirituali e la protezione della casa


Le case tradizionali di Najran sono anche impregnate di spiritualità e simbolismo. Amuleti, iscrizioni coraniche e motivi geometrici venivano spesso incisi sulle pareti o sopra le porte per proteggere la casa dagli spiriti maligni e portare benedizioni alla famiglia.


  • L’uso del fango stesso era considerato un dono divino, perché la terra, secondo le credenze locali, è il materiale con cui Dio ha creato l’uomo.


  • I tetti venivano talvolta decorati con simboli propiziatori, come la mezzaluna o motivi tribali, per attirare prosperità e protezione.


Il valore comunitario: la costruzione come rito collettivo

In passato, costruire una casa non era un lavoro individuale, ma un rito sociale. L’intera comunità partecipava alla costruzione, con uomini e donne che impastavano il fango, alzavano le pareti e decoravano gli interni insieme. Questo processo rafforzava il senso di appartenenza e tramandava le conoscenze da una generazione all’altra.


«Una casa non è solo fango e pietre, ma mani che lavorano insieme, risate che risuonano tra le mura, storie raccontate alla luce della luna», dicevano gli anziani.


Ogni dimora a Najran è un vero e proprio custode della memoria collettiva. Ogni parete, ogni cortile, ogni tetto racconta una storia di resilienza, di adattamento e di rispetto per la natura e per le tradizioni ancestrali.


Oggi, mentre le città si riempiono di edifici moderni, queste dimore di fango restano un simbolo di un’epoca in cui l’uomo e la terra erano ancora in perfetta sintonia, e il passato non era solo un ricordo, ma un’eredità viva da proteggere e tramandare.



 

 



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