Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Una sala insolitamente affollata ieri, 9 luglio, quella della Biblioteca Comunale di Aprilia, considerando il caldo e il periodo di vacanze. Nella città in provincia di Latina si è svolta la presentazione del romanzo autobiografico del dottor Odeh Amarneh, addetto alla cultura dell’Ambasciata Palestinese, dal titolo emblematico “Memoria di un ragazzo di serie B”, pubblicato dalla Casa editrice Calamus. In questo libro, frutto di anni di riflesssioni su come lasciare un segno del proprio vissuto, l’autore parla del suo periodo di detenzione, da minorenne, nelle carceri israeliane, senza fondati capi d’accusa.
Pagine dense di sofferenza, umiliazioni, torture ma anche alleggerite da frequenti flash-back con il presente, così da consentire al lettore di elaborare man mano il dolore inevitabilmente compartecipato. Più volte, nel corso della presentazione, Amarneh ha specificato che la condivisione della sua vicenda personale, tra l’altro meno grave di tante altre, vuole essere un modo per diffondere il più possibile la situazione in cui versa la Palestina, oggi ulteriormente aggravata dalla nuova catastrofe in atto. Si è anche parlato delle tematiche relative all’immigrazione e all’inclusione.
L’evento è stato organizzato dall’associazione Tunisina Immigrati, alla presenza della Presidente Fatima Belala, dalla Società del Dialogo Culturale House of Klamos Publishing e da rappresentanti del Comune di Roma e dell’ANPI.
Amarneh ha condiviso con il pubblico, attento e partecipe, il racconto della sua vita in Palestina e dell’opportunità offertagli da una borsa di studio che gli ha consentito di arrivare in Italia. Ha espresso le sue difficoltà nel trovarsi catapultato nel nostro Paese senza conoscere una parola di italiano, esprimendo una profonda gratitudine verso i mediatori culturali e linguistici che sono stati determinanti per la sua integrazione sociale, lavorativa e di studio.
I primi lavori svolti sono stati proprio nell’ambito del sociale e poi, con il conseguimento della laurea in filosofia e il dottorato di ricerca, è stato assunto, dodici anni fa, all’Ambasciata Palestinese, mantenendo la sua specializzazione nell’ambito della cultura.
Si è poi aperto un confronto tra l’autore, le relatrici e il pubblico sulle peculiarità culturali e di identità del popolo palestinese e di quello italiano. Amarneh ha specificato che il popolo palestinese conduce una lotta continua nel conservare i propri tratti distintivi rispetto alle azioni di appropriazione indebita da parte degli israeliani. Ha paragonato, inoltre, il popolo italiano come molto simile al suo popolo in quanto ad accoglienza e capacità inclusiva, anche se ha rilevato, negli ultimi tempi, una tendenziale chiusura.
Sono stati letti, nel corso della serata, alcuni passaggi commoventi e significativi del romanzo, redatto in modo diretto e senza artifici. Un libro scritto col pensiero e l’emozione del bambino incarcerato. Attraverso i suoi vividi ricordi Amarneh offre la sua vita al lettore.
L’evento si è concluso con uno spirito di solidarietà rinforzato e con la volontà di diffondere i valori della pace e dell’inclusione.
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