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Ambasciatrice Odeh - “La posizione dell’Italia è imbarazzante”

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Aggiornamento: 2 giorni fa

Assadakah News - Parole dure ma vere e a prova di smentita, quelle di S.E. Abeer Odeh, ambasciatrice di Palestina in Italia, già solo per il fatto di ospitare un rappresentante diplomatico ufficiale di uno Stato, senza riconoscere tale Stato, eppure la presenza di un ambasciatore di un Paese straniero, implica di fatto il riconoscimento di tale realtà, ma in Italia riesce anche a fare questo, e altro.

“La posizione dell’Italia ci addolora, perché pur proclamando di credere nella soluzione Due popoli, Due Stati, non fa nulla perché i due Stati ci siano veramente e convivano pacificamente. A Gaza non c’è pace. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ordinato una nuova offensiva terrestre che è sfociata in una nuova carneficina, con il benestare del presidente americano Trump e la non azione dell’Europa".

"E’ un fatto che Netanyahu non creda nel concetto di pace - prosegue l’ambasciatrice - perché il suo obiettivo è sempre più chiaro: annientare i palestinesi, e potrà ottenerlo se la comunità internazionale manterrà un silenzio complice. E’ però ancora possibile arrivare alla pace. Sappiamo che ogni Paese ha le sue sfide e conosciamo le difficoltà di questo momento, ma la comunità internazionale non può dimenticare che il proprio ruolo principale è quello di far rispettare il diritto internazionale, e in particolare quello umanitario, che rappresenta una garanzia per tutti e che è invece costantemente disprezzato da Israele, potenza occupante che continua ad agire come se fosse l’unico Paese al mondo esonerato dal rispetto del diritto internazionale, sia per Gaza che per la Cisgiordania.

I principi del diritto internazionale vietano l’uccisione indiscriminata di donne e bambini, morti a centinaia solo nelle ultime ore, a Gaza, tuttavia la Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta voluta dall’ONU ha provato oltre ogni ragionevole dubbio l’uso sistematico della violenza sessuale, riproduttiva e di genere come arma di guerra. Inoltre si parla e si scrive sempre troppo poco di ciò che sta avvenendo in Cisgiordania. I coloni in armi, sostenuti dall’esercito, hanno imposto la loro legge, assaltando villaggi palestinesi, distruggendo coltivazioni, dando vita a veri e propri pogrom. Siamo oltre l’apartheid?

Come Gaza, anche la Cisgiordania è illegalmente occupata da Israele da quasi 58 anni. E, come Gaza, anche la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, è vittima di continue aggressioni che si sono andate intensificando nel corso degli ultimi mesi. Proprio in questi giorni, nella parte settentrionale della Cisgiordania si sta verificando il trasferimento forzato di decine di migliaia di persone, costrette a lasciare Jenin (almeno 21mila) e Tulkarem (almeno 40mila) contestualmente a una campagna di demolizioni senza precedenti. Anche a sud, nell’area di Hebron, numerose famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case, mentre centinaia di fedeli vengono arrestati solo perché cercano di raggiungere la Moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme, specialmente durante il mese sacro del Ramadan. Continue violazioni dei diritti umani, con lo scopo di cancellare l’esistenza dei palestinesi.

Da decenni Israele ignora le Risoluzioni delle Nazioni Unite che chiedono la fine dell’occupazione e degli insediamenti dei coloni, così come l’opinione espressa dalla Corte Internazionale di Giustizia già nel 2004 contro il Muro dell’Apartheid che ruba la nostra terra. Né il governo israeliano sembra particolarmente spaventato dal mandato d’arresto per il premier Netanyahu, emesso dalla Corte Penale Internazionale il 21 novembre 2024.

Cosa altro deve accadere perché l’Italia riconosca lo Stato palestinese? La posizione dell’Italia ci addolora, perché pur proclamando di credere nella soluzione “Due popoli, due Stati”, non fa nulla perché i due Stati ci siano veramente e convivano pacificamente. Il governo Italiano auspica la convivenza pacifica tra uno Stato israeliano riconosciuto dalla Palestina e uno Stato palestinese riconosciuto da Israele, ma sembra dimenticare che la Palestina ha riconosciuto Israele già molti decenni fa, mentre Israele non ha nessuna intenzione di farlo e cerca anzi di trasformare l’occupazione in una vera e propria annessione del nostro territorio. È evidente a tutti che senza la fine dell’occupazione israeliana e il pieno riconoscimento dello Stato palestinese, nel pieno rispetto del nostro sacrosanto diritto all’autodeterminazione, non vi sarà pace in Palestina e nell’intera regione. È da qui che bisogna partire: dal riconoscere che vi sono una potenza occupante illegale ed un popolo illegalmente occupato che ancora aspetta l’avverarsi di quanto promesso dalla comunità internazionale a partire dalla Risoluzione 181, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite il 29 novembre del 1947, che insieme alla nascita dello Stato di Israele prevedeva la creazione dello Stato di Palestina. L’Italia è sempre stata dalla parte della legalità internazionale, confidiamo che, per mettere finalmente in pratica i principi del diritto internazionale, questo Paese nostro amico riconosca lo Stato di Palestina, come richiesto dal suo Parlamento e dal suo popolo, e faccia pressione su Israele perché faccia altrettanto.

Lo sterminio del nostro popolo è sotto gli occhi di tutti. Le notizie e le immagini che descrivono l’orrore di Gaza e le terribili violenze vissute in Cisgiordania, compresa Gerusalemme, dalla nostra gente, rimbalzano da una parte all’altra del mondo e destano sincera indignazione, che si manifesta nelle piazze e in migliaia di iniziative a sostegno della nostra causa.

Non si può dimenticare che dall’ottobre 2023 i morti accertati a Gaza sono oltre 50mila, e i feriti quasi 114mila. Nessuno può voltarsi dall’altra parte di fronte alle terribili ingiustizie che colpiscono incessantemente la Cisgiordania da quando si trova sotto l’occupazione israeliana, ma con particolare ferocia negli ultimi due mesi. Se i media decidono di farlo, sappiano che ignorare non significa poter nascondere ciò che non si può nascondere. Semmai, riflettano sulla gravità di questa decisione, che li rende complici di un genocidio, schierandosi dalla parte di chi, come Israele, con la chiara intenzione di coprire i propri crimini contro l’umanità, prende deliberatamente di mira i colleghi palestinesi e internazionali che coraggiosamente operano a Gaza, attaccando stazioni radio e televisive, tagliando le connessioni internet e uccidendo, solo dall’ottobre 2023, almeno 210 eroici giornalisti. Quattro giornalisti sono stati uccisi solo questa settimana, fra cui giovane reporter di Palestine Today, Mohammad Mansour, bersagliato da un missile IDF".

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