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Algeria - Tensione al confine con il Mali

Assadakah News - La rielezione del presidente Abdelmajid Tebboune in Algeria, non cambia la situazione che si è venuta a creare intorno al fenomeno delle migrazioni, e agli altri problemi che assillano la regione del Sahel, del Maghreb, e di tutto il continente africano collegato al Mediterraneo e alla regione del Golfo. Particolarmente tesa è la situazione con il Mali del generale Assimi Goita, leader della giunta militare.

I rapporti Algeria-Mali sono peggiorati quando il governo di Assimi Goita ha dichiarato nullo l’accordo di pace e riconciliazione, siglato sotto l’egida dell’Algeria nel 2015, per la tutela della minoranza Tuareg dell’Azawad. Allora il governo del Mali aveva accusato Tebboune di ostilità e di voler favorire “la ribellione”.

L’Algeria ha risposto alle accuse in modo pacifico e con sincere buone intenzioni, come testimoniato dalla comunità internazionale, proclamando la solidarietà con il Mali, ma non è servito a convincere la giunta militare di Goita a cessare la repressione. Algeri ha comunque ribadito il principio di un accordo di pace e di una soluzione negoziata, ancora osteggiata dalla linea politica del governo maliano.

A fine agosto, dopo la battaglia di Tinzaouatène, zona nel Mali settentrionale al confine con l’Algeria, i toni tra Bamako e Algeri sono peggiorati ulteriormente. A Tinzaouatène, durante l’operazione dei militari maliani (FAMa) e i mercenari russi del Gruppo Wagner (adesso rinominati African Corps) contro i Tuareg, considerati terroristi da Bamako, sono morti sia soldati dell’esercito regolare, sia paramilitari russi. La battaglia è stata vinta dai Tuareg, anche grazie a informazioni ricevute dai servizi ucraini.

L’Algeria ha denunciato al Consiglio di Sicurezza Onu che, nei combattimenti, sarebbero morti almeno 20 civili, soprattutto durante un attacco di droni della FAMa nella zona frontaliera. Il governo maliano ha negato seccamente il coinvolgimento di civili.

Il presidente Tebboune deve poi fronteggiare anche la minaccia proveniente dalla Libia, dove i mercenari russi sono presenti da anni, e come di consueto a farne le spese è la popolazione. Dall’estate 2023, circa 50mila maliani del nord in fuga dai combattimenti fra l’esercito maliano, gli ausiliari Wagner e i Tuareg, si sono rifugiati al confine con Algeria, altri sono entrati nel Paese confinante. Sono senza alcuna assistenza, l’UNHCR non è stato autorizzato ad assisterli. Il Mali nega l’accesso agli operatori umanitari dell’organizzazione nelle aree in cui l’esercito sta conducendo operazioni militari e l’Algeria, pur non avendo chiuso le porte, non vuole registrare le domande dei richiedenti perché potrebbero portare allo status di rifugiato. Durante la recente battaglia al confine con l’Algeria, anche JNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani), affiliato a Al-Qaeda, ha fatto la sua parte. Infatti ha affermato di aver teso un’imboscata a un convoglio dell’esercito maliano e dei suoi alleati Wagner a sud di Tinzaouatène. Il gruppo ha anche ammesso la collaborazione con la Francia.

Pochi giorni fa il giornale online Contre-Poison ha intervistato Mohamed Elmaouloud Ramadane, portavoce di Cadre Stratégique Permanent pour la Défense du Peuple de l’Azawad (CSP-DPA), guidata da Bilal Ag Acherif, una delle figure chiave del movimento dei ribelli. Ramadane ha confermato che recentemente CSP-DPA ha preso contatti con diversi Stati, tra questi anche l’Ucraina. “Siamo in contatto con Kiev dall’inizio dell’anno. Le autorità ucraine ci hanno ascoltato perché abbiamo un denominatore comune: i mercenari russi di Wagner, che stanno combattendo anche nel loro Paese. E noi di Azawad stiamo affrontando i paramilitari, causa di distruzione in molti Paesi, tra cui Libia, Siria, Repubblica Centrafricana, Sudan e naturalmente Ucraina. La cooperazione tra il CSP-DPA e gli ucraini è nella sua prima fase. È troppo presto per svelare come l’Ucraina ci abbia aiutato”.

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