Assadakah Roma News – Il presidente della Repubblica di Algeria, nonché ministro della Difesa e comandante in capo delle forze armate, Abdelmadijd Tebboune, ha assistito alle celebrazioni per il 60° anniversario dell’indipendenza del Paese, per il quale si è svolta la prima parata militare dopo 33 anni.
Tebboune ha incontrato, in precedenza, il presidente della Tunisia, Kais Saied, il quale ha dichiarato che i due Paesi sono legati da una ricca storia comune di gloria e grandi gesta, e ha affermato che la celebrazione da parte dell'Algeria del 60° anniversario della sua indipendenza ha permesso di ricordare l'attaccamento dei due popoli fratelli ai principi di libertà, indipendenza e sovranità.
Saied, che ha accompagnato il presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, all'inaugurazione della stele commemorativa "Milestone of Freedom" a Sidi Fredj (Algeri).
Dopo aver ricordato i sacrifici di un milione e mezzo di shouhada in Algeria, il presidente tunisino ha affermato che il sangue tunisino è stato più volte mescolato al sangue algerino durante la guerra di liberazione e che la festa dell'Algeria è, oggi, anche quella della Tunisia. L’Algeria festeggia il 60° anniversario della propria indipendenza, dopo una lunga e difficile guerra, dichiarata il 1° luglio del 1962 quando sei milioni di algerini votarono al referendum per rendere indipendente il proprio paese. Due giorni dopo il presidente francese Charles De Gaulle proclamò l’indipendenza e il governo provvisorio algerino scelse il 5 luglio come Giorno dell’Indipendenza, per ricordare l’anniversario della presa della capitale Algeri da parte dell’esercito francese avvenuta in quel giorno del 1830.
L’Algeria divenne colonia della Francia nel 1830, nell’ambito della politica di assimilazione sostenuta dal governo francese dell’epoca. Nacquero i primi gruppi indipendentisti, ma solo nella seconda metà del ‘900 la loro organizzazione divenne più omogenea con la fondazione del Comitato Rivoluzionario d’Unione e Azione e in seguito con il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), che segnò il passaggio alla lotta armata. Negli ultimi mesi del 1954 si registrarono i primi scontri tra FLN ed esercito francese, determinando le prime fasi di quella che sarebbe diventata la guerra d’Algeria. Il FLN aveva un ruolo pressoché egemone nella politica locale e aveva una forte influenza sulle decisioni degli altri partiti. Parallelamente all’inizio della lotta armata, gli algerini si definirono comunque disponibili ad avviare trattative con il governo francese per l’indipendenza dell’Algeria. All’epoca il ministro dell’Interno in Francia era François Mitterrand – che anni dopo sarebbe diventato presidente della Repubblica – contrario a qualsiasi trattativa. Il suo primo ministro, Pierre Mendès France, era dello stesso avviso e non riteneva possibile arrivare a compromessi quando c’era da difendere la pace interna della nazione, l’unità e l’integrità della Repubblica.
Nell’autunno del 1956 iniziò la battaglia di Algeri, la più famosa dell’intero conflitto: furono piazzate bombe in tre luoghi della capitale frequentati per lo più da coloni francesi. Il governatore generale dell’Algeria schierò l’esercito e nei primi giorni del 1957 in città arrivarono circa 7mila paracadutisti mentre veniva proclamata la legge marziale.
L’iniziativa militare servì per vincere la battaglia, ma iniziarono a circolare le prime notizie sulle violenze e i metodi brutali impiegati dai soldati sulla popolazione algerina. Si iniziò a parlarne a livello internazionale, con molti politici e osservatori che misero in discussione l’occupazione francese dell’Algeria.
La situazione algerina fu fortemente condizionata dagli andamenti politici in Francia, dove una riforma costituzionale stava portando il paese verso un sistema semipresidenziale fortemente voluto da De Gaulle, protagonista della liberazione della Francia dal regime nazista nella Seconda guerra mondiale. Da presidente, De Gaulle era considerato un garante dell’Algeria francese soprattutto dai cosiddetti pied-noirs, i francesi d’Algeria contrari all’indipendenza. De Gaulle rivide però buona parte delle proprie posizioni, iniziando a parlare della necessità di una «Algeria algerina» già nel 1960, riconoscendo poco dopo il FLN come un interlocutore per il processo di indipendenza.
L’Algeria mantiene da tempo un rapporto stretto con l’Italia, che è stata rappresentata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, soprattutto per le numerose collaborazioni legate all’esportazione di gas verso il nostro paese, con iniziative commerciali che coinvolgono ENI. Negli ultimi mesi, il crescente costo del gas dovuto alla crisi energetica e alla guerra in Ucraina ha portato i due paesi a stringere nuovi accordi, proprio per potenziare le forniture e ridurre la dipendenza dell’Italia dal gas russo.
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