Assadakah News - Il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha ricevuto, il 6 dicembre, il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, recatosi nel Paese Nord-africano per una visita di tre giorni. Oltre a promettere 100 milioni di dollari di aiuti, Algeri si è detta disposta ad ospitare un incontro tra i gruppi palestinesi, un’ipotesi ben accolta da Hamas.
I colloqui tra i due presidenti hanno visto, tra gli altri, anche la presenza dei ministri degli Esteri, Ramtane Lamamra per l’Algeria e Riyad al-Maliki per la controparte palestinese. Nel corso di una conferenza stampa congiunta, Tebboune ha affermato che porterà la causa palestinese al centro delle discussioni del vertice della Lega Araba di marzo 2022, ospitato dal Paese Nord-africano, mentre continuerà ad esprimere il proprio sostegno agli “oppressi” e a rimanere fedele ai propri principi. Tebboune ha precisato che il suo Paese continuerà a sostenere la causa palestinese, nel rispetto delle relative risoluzioni della Lega araba. A prova di ciò, Algeri stanzierà un contributo di 100 milioni di dollari e destinerà 300 borse di studio a studenti palestinesi. Non da ultimo, il Paese Nord-africano ha espresso la disponibilità ad ospitare una “conferenza” tra i gruppi palestinesi, volta a unificare le diverse fazioni, in modo da spianare la strada verso una maggiore unità a livello arabo. Il movimento palestinese Hamas ha accolto con favore tale ipotesi, evidenziando il proprio apprezzamento per la posizione algerina verso la causa palestinese, e ribadendo il proprio impegno ad accettare gli sforzi profusi per sanare le divergenze tra le fazioni palestinesi.
Da parte sua, Abbas ha conferito all’omologo algerino la “gran medaglia”, una delle maggiori onorificenze dell’Autorità Palestinese, in segno di apprezzamento e ringraziamento per il ruolo svolto da Algeri a livello nazionale, arabo e internazionale a sostegno della causa palestinese. Nel corso del meeting del 6 dicembre, il presidente dell’Autorità palestinese ha informato gli interlocutori sugli ultimi sviluppi, mettendo in evidenza quanto ostacola il raggiungimento di una soluzione a due Stati. A detta di Abbas, la causa palestinese “sta attraversando sfide senza precedenti”, alla luce dell’intransigenza mostrata dal governo israeliano, il quale, oltre a non accettare una soluzione a due Stati, continuerebbe a perpetrare pratiche quali insediamenti e occupazione, soffocando l’economia palestinese e “rubando terre, risorse naturali e finanziarie”.
Tebboune, il cui mandato ha avuto inizio il 12 dicembre 2019, ha più volte affermato che la causa palestinese è “sacra” per l’Algeria e che, pertanto, il Paese non seguirà l’esempio degli altri Paesi mediorientali. Questi, ha affermato il presidente in un’intervista di settembre 2020, starebbero tutti correndo verso la normalizzazione con l’entità sionista, ma Algeri non è disposta a parteciparvi, in quanto la questione dello Stato e del popolo palestinesi costituisce l’origine di altre problematiche regionali, ed è una questione fondamentale che potrà essere risolta solo con l’istituzione di uno Stato palestinese, secondo i confini del 1967 e con capitale Gerusalemme Est. Come precisato dal capo di Stato, si tratta di una posizione storica, dichiarata dall’Algeria prima e dopo sua indipendenza, che vede il Paese all’interno della “trincea della resistenza”, rifiutando il riconoscimento di Israele. A tal proposito, dopo la firma degli accordi di Oslo del 1993, l’Algeria si era rifiutata di aprire un proprio ufficio di rappresentanza in Israele e, in passato, si è anche opposta al cosiddetto “Piano di pace” proposto dall’amministrazione dell’ex capo della Casa Bianca, Donald Trump, svelato il 28 gennaio 2020. Per Algeri, una soluzione che esclude il popolo palestinese e non tiene in considerazione le loro rivendicazioni non è la strada giusta da percorrere.
Ad ogni modo, la visita del 6 dicembre è giunta in un momento in cui l’Algeria, mentre ha mostrato una maggiore apertura alle dinamiche regionali e internazionali, risulta essere ancora ai ferri corti con il Marocco, un vicino Nord-africano che, invece, ha accettato di normalizzare le proprie relazioni con Israele. L’apice delle divergenze tra Rabat e Algeri è stato raggiunto il 24 agosto, data in cui l’Algeria ha annunciato ufficialmente di aver interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, a seguito di “azioni ostili” e delle accuse rivolte contro il Regno di sostegno a organizzazioni terroristiche. Già il 19 agosto scorso, nel corso di una riunione straordinaria dell’Alto Consiglio di Sicurezza, il presidente algerino aveva accusato il Marocco e “il suo alleato, l’entità sionista”, con riferimento a Israele, di perpetrare “atti ostili” contro il proprio Paese, sostenendo un’organizzazione terroristica ritenuta essere responsabile degli incendi letali che hanno devastato i territori algerini. Alla luce di ciò, Algeri aveva riferito che avrebbe rivalutato le proprie relazioni con Rabat. L’incontro del 6 dicembre ha poi fatto seguito a quanto accaduto il 24 novembre scorso, data in cui il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha firmato un memorandum d’intesa con l’omologo marocchino, Abdellatif Loudiyi, formalizzando i legami di sicurezza tra i due Paesi e lanciando il primo accordo di questo tipo tra Tel Aviv e uno Stato arabo. L’accordo consentirà, secondo i funzionari israeliani, una cooperazione più fluida e agevole tra le reciproche istituzioni di Difesa e renderà più facile per Israele vendere armi al Regno nordafricano.
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