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Al-Ula - Perla d’Arabia

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah News - Un paesaggio da favola, incastonato fra rocce tondeggianti, modellate dal vento del deserto, e dune si sabbia fine come farina, pinnacoli di arenaria e incredibili tramonti. E’ la Valle di Ashar, icona della magica atmosfera di Al-Ula, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, una delle mete più ambite dai viaggiatori, che si trova sulla cosiddetta “Via dell’Incenso”, pronta a svelare al mondo le sue meraviglie.

Dopo aver fondato per decenni la propria economia sui proventi del petrolio, il principe Mohammed bin Salman Al Saud punta su un turismo selezionato, aumentando le strutture ricettive, dal Banyan Tree, ispirato ai campi tendati ma in versione contemporanea, al progetto del resort scavato nella roccia Sharaan, con suite e ville, fino al resort realizzato in terra, il Dar Tantora, nel cuore della città vecchia di Al-Ula illuminato esclusivamente da candele.

L’ingresso dell’Arabia Saudita nel settore turistico è studiato nei minimi particolari, per fare emergere il patrimonio culturale del territorio con settemila anni di storia, ecologia e biodiversità ancora sconosciute.

Progetti d’avanguardia, integrati nel paesaggio intorno. Il più spettacolare è il Maraya Concert Hall, il teatro con quasi 10mila metri quadrati di pareti a specchi che spunta in mezzo al deserto. Realizzato dagli studi italiani Giò Forma e Black Engineering, gigantesco cubo che riflette rocce, sabbia e colori del paesaggio.

Le offerte artistiche durante l’anno sono ad alto livello. Il Wadi Al Faan, “valle delle arti” in arabo, ospita una Biennale a cui partecipano artisti internazionali. L’obiettivo ambizioso è quello di affermarsi come una delle destinazioni imprescindibili della Land Art. Il viaggio ad Al-Ula è un’esperienza a 360° che unisce aspetti artistici e culturali, all’esperienza dell’ottima cucina araba e shopping nella old town, restaurata alla perfezione, dove profumi ed essenze sono i migliori del Paese.

L’escursione in fuori strada nel Wadi Qaraqir, canyon lungo 15 km, una delle valli più spettacolari dell’Arabia Saudita, con le sorgenti d’acqua dolce e vegetazione, è una meraviglia naturale, dall’accesso invisibile.

Dal deserto alle aree archeologiche con le iscrizioni rupestri, come Jebel Ikmah, vera biblioteca a cielo aperto, alla necropoli lihyanita dell’antica città pre-araba di Dadan, fino alle tombe nabatee, tutto parla d’insediamenti di migliaia di anni fa.

Poi c’è la città di Hegra, costruita dai Nabatei (oggi ancora sepolta sotto la sabbia a differenza della necropoli) come avamposto di Petra, la capitale del regno.

Il colpo di scena della necropoli rimasta indisturbata per duemila anni, oggi Patrimonio Unesco, è un’emozione soprattutto al tramonto. Nell’ampio deserto, sparse qua e là spuntano dalla sabbia un centinaio di tombe.

Le facciate dei monumenti, salvate dall’erosione grazie all’acquedotto di acqua sorgiva costruito intorno dai Nabatei, ne raccontano la storia. Tra i simboli più interessanti, la corona nabatea, cinque scalini a destra e a sinistra nella parte più alta della facciata, ad annunciare l’ascesa del corpo al cielo.

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