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Africa – Una lezione di umanità

Redazione Assadakah – Viviamo un’epoca in cui il braccio della morte è da considerare definitivamente superato. C’è chi lo fa come Trump, in modo tanto plateale quanto arcaico e violento, mandando a morte i condannati, e chi lo fa invece in modo discreto perché evoluto e nonviolento, con atti di clemenza e abolizione della pena di morte. L’Africa, pur considerato territorio selvaggio e di guerre tribali, in questo sta facendo scuola, con iniziative che testimoniano valore umano, civile e politico. L’ultima riguarda la Repubblica Democratica del Congo.


Il 2 gennaio, il Presidente Félix Tshisekedi ha graziato, fra altri, Eddy Kapend e Georges Leta, ritenuti responsabili dell’assassinio dell’ex presidente Laurent-Désiré Kabila, ucciso 20 anni fa nel proprio ufficio, il 16 gennaio 2001, per mano di una delle guardie del corpo, subito uccisa. Il figlio Joseph Kabila, che gli successe alla presidenza del Paese non ancora trentenne, si vide rendere giustizia di lì a poco. Nel 2003, un tribunale militare emise una trentina di condanne a morte per l’assassinio del padre.

Ci fu una grande mobilitazione internazionale per scongiurare quelle esecuzioni. Joseph Kabila, riflessivo e non reattivo e brutale come il padre, promise clemenza con una moratoria sulla pena di morte, rimettendo al Parlamento la questione dell’abolizione. Joseph Kabila ha governato il suo Paese per 18 anni prima che Tshisekedi vincesse le elezioni nel dicembre 2018. Durante questo tempo, ha mantenuto la moratoria delle esecuzioni, mentre l’atto di clemenza che non ha voluto o saputo concedere, è passato al suo successore. Tshisekedi ha fatto bene le cose. Il 30 giugno 2020, ha commutato le condanne a morte in ergastolo, quindi ha emesso un provvedimento secondo il quale i detenuti dovevano trascorrere un periodo minimo in carcere di 20 anni.



Il Kazakistan ha a sua volta decretato l’abolizione della pena capitale, con la firma del Capo dello Stato Kassym-Jomart Tokayev, alla legge di ratifica del II° Protocollo Opzionale del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che obbliga gli Stati all’abolizione. Alla fine dell’anno appena passato, dalla Tanzania, sempre in Africa, è giunta notizia della commutazione, nel giorno dell’indipendenza, di 256 condanne a morte da parte del Presidente John Magufuli. Questi provvedimenti, servano a riflettere sull’obiettivo del superamento del braccio della morte.

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