Redazione Assadakah - La bandiera dell'emirato islamico torna a sventolare a Bamiyan, dove 20 anni fa i talebani distrussero le millenarie statue del Buddha.
La scorsa settimana, lo Sri Lanka ha sollecitato le Nazioni unite a salvaguardare il patrimonio storico buddista ancora presente in Afghanistan. "Chiedo alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di assicurare la protezione del patrimonio buddista dell'Afghanistan", ha detto il presidente Gotabaya Rajapaksa al summit annuale dell'ONU.
Il buddismo, religione di maggioranza in Sri Lanka, un tempo era fiorente anche in Afghanistan, simboleggiato dalle imponenti statue scolpite sulle scogliere di Bamiyan che sono sopravvissute per 1.500 anni.
La distruzione risale al marzo 2001, quando i fondamentalisti iconoclasti fecero saltare in aria i monumenti, nonostante due anni prima perfino il Mullah Omar - anche in virtù del fatto che la comunità buddista era ormai pressoché inesistente nel paese - si fosse espresso a favore della loro preservazione.
Nel 2003, dopo l'invasione Nato dell'Afghanistan, l'Unesco ha riconosciuto i resti dei monumenti come patrimonio in pericolo dell'umanità.
A febbraio, i talebani avevano rassicurato l'opinione pubblica internazionale, dichiarando che le reliquie dell'Afghanistan sono parte della "storia, dell'identità e della ricca cultura" del paese e che "tutti hanno l'obbligo di proteggere, monitorare e preservare con forza questi manufatti".
Tra i siti più importanti dell'Afghanistan ci sono i santuari buddisti di Mes Aynak e il minareto di Jam, del 12° secolo, patrimonio mondiale dell'UNESCO, ma da quando hanno preso il potere, i talebani non sono più tornati sull'argomento, mentre sono tornati a presentarsi segnali preoccupanti.
A metà agosto, i residenti di Bamiyan hanno accusato i Talebani di aver fatto saltare in aria una statua in onore di un leader Hazara - un gruppo etnico perseguitato dagli islamisti - che avevano ucciso negli anni '90. Nessuno ha ancora potuto confermare ufficialmente la notizia, ma le immagini circolate sui social media sembrano mostrare una statua decapitata. Philippe Marquis, direttore della delegazione archeologica francese in Afghanistan (DAFA), ha detto all'AFP che rimane cauto su ciò che accadrà. "Al momento non abbiamo dichiarazioni su eventuali distruzioni del passato non islamico'", ha detto. Dal 2016, distruggere i siti del patrimonio culturale è diventato crimine di guerra.
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