(Agenzia Nova) - L’Africa guarda alle stelle, e da 25 anni ormai lo fa anche con la delineata volontà di sedersi al tavolo dei grandi progetti internazionali. Dal 1998, anno del lancio del primo satellite africano ad opera dell’Egitto, il continente ha dimostrato di non voler rimanere indietro in un ambito – l’aerospazio – che, al di là di ambizioni esploratrici o sognanti narrazioni cinematografiche, è a tutti gli effetti diventato il quinto dominio della Difesa. L’Africa lo ha capito da tempo e si è fatta trovare pronta quando, nel 2019, i Paesi alleati nella Nato hanno riconosciuto lo spazio come mezzo operativo al pari di terra, aria, mare e mondo informatico: già dal 2016 l’Unione africana dispone di una sua politica spaziale e dal 2018 di un’agenzia specifica per coordinare la strategia nel settore.
Se i mezzi non sono quelli statunitensi o europei, il desiderio di essere presenti c’è tutto. Così, nel giro di un quarto di secolo, dall’Africa sono partiti ad oggi almeno 52 satelliti, nel quadro di progetti – dalla sperimentazione al monitoraggio delle risorse – in cui si sono distinti per ricerca ed investimenti in particolare il Sudafrica, l’Egitto, l’Algeria e l’Angola. A pochi mesi dal lancio del primo satellite egiziano, nel febbraio del 2019 il governo di Pretoria ha così annunciato la messa in orbita del suo Sunsat-1, lanciato dalla stazione californiana di Vandenberg e con il quale ha inaugurato la prima stagione spaziale sub-sahariana; nel dicembre dello stesso anno, poi, grazie al sostegno cinese, l’Etiopia ha lanciato il suo primo satellite di telerilevamento per l’osservazione terrestre, bissando l’esperienza un anno più tardi e consolidando un interesse per lo spazio manifestato dal Paese del Corno d’Africa fin dal 2004, anno della creazione della Società etiope per le scienze spaziali (Esss). Fra i Paesi che più di recente hanno chiamato a sé l’attenzione degli esperti spaziali c’è il Kenya, che dopo aver lanciato nel 2018 il suo primo nanosatellite sperimentale dalla Stazione spaziale internazionale (Ssi), ha annunciato quest’anno una nuova missione fra le stelle: l’Agenzia spaziale keniota (Ksa) lancerà così il prossimo 11 aprile il suo primo satellite per l’osservazione della terra. Il lancio avverrà ancora una volta dalla base californiana di Vandenberg e il satellite verrà proiettato in orbita a bordo di un Falcon-9 Rocket di SpaceX, la compagnia statunitense di Elon Musk. Il progetto ha una sua rilevanza, essendo stato il satellite interamente progettato e costruito da un team di ingegneri kenioti, sebbene la produzione ed il collaudo e delle sue parti sia stato garantito dal gruppo aerospaziale bulgaro Endurosat Ad. Il satellite fornirà dati per il supporto decisionale all’agricoltura e alla sicurezza alimentare, alla gestione delle risorse naturali e al monitoraggio ambientale, e permetterà secondo il direttore ad interim della Ksa, Brig Hilary Kipkosgey, di contribuire “in modo significativo alla crescita dello sviluppo satellitare, all’analisi dei dati, all’elaborazione e allo sviluppo di applicazioni”. “Lo spazio è la prossima frontiera in molti modi e siamo felici di farne parte. Questo è il nostro momento di orgoglio”, ha detto Kipkosgey, aggiungendo che in occasione del lancio, martedì, sarà presente alla base di Vandenberg una delegazione keniota guidata dal primo segretario alla Difesa Patrick Mariru.
Al di là del finanziamento di singoli progetti africani da parte delle principali potenze, in primis Stati Uniti e Cina, la spinta del continente a partecipare a progetti di cooperazione internazionale rappresenta la vera chiave di volta per un ingresso a pieno titolo dell’Africa nella corsa allo spazio. Lo ha capito il Sudafrica, che nell’agosto del 2021 ha firmato un accordo di cooperazione in quest’ambito con i Paesi del gruppo emergente Brics (Brasile, India, Cina, Sudafrica), e che a novembre scorso ha annunciato la costruzione, in collaborazione con la Nasa, di una stazione di terra nella regione centrale del Karoo: l’iniziativa consentirà in particolare di monitorare le missioni del programma a guida statunitense Artemis, cui partecipa anche l’Italia e che rappresenta un ambito motore di investimenti e progetti internazionali. Così, sull’onda di un nuovo ruolo strategico globale dell’Africa, cercato dal continente e voluto dagli Usa, a dicembre scorso per la prima volta hanno aderito ad Artemis due Paesi africani – Ruanda e Nigeria – in occasione del vertice Usa-Africa di dicembre, ospitato a Washington dall’amministrazione di Joe Biden. L’Africa siede così al tavolo dei grandi ed entra con convinzione nel progetto lanciato da Washington ed altri otto Paesi con l’obiettivo di promuovere la cooperazione spaziale bilaterale e multilaterale tra i firmatari, con l’impegno di rispettare principi quali la diffusione pubblica di dati scientifici, lo smaltimento responsabile dei detriti, la registrazione di oggetti spaziali e di istituire ed attuare standard di interoperabilità, stabilendo più in generale un quadro di cooperazione per le future esplorazioni spaziali. Altri Paesi del continente non vogliono restare ai margini del mercato e hanno deciso di avviare i loro progetti grazie a sostegni esterni. È il caso, ad esempio, dello Zimbabwe e dell’Uganda, che con l’aiuto del Giappone hanno lanciato nello spazio i loro primi satelliti per raccogliere dati utili alle previsioni meteorologiche ed all’agricoltura, mentre il Botswana promette di inviare il suo entro quest’anno. A gennaio scorso, infine, anche Gibuti si è dichiarato apertamente in corsa: il governo gibutino ha firmato un protocollo con la Hong Kong Aerospace Technology, società cinese che gestirà la costruzione di un porto spaziale commerciale del valore di 1 miliardo di dollari, progetto da realizzare secondo gli accordi nel giro di cinque anni nella regione settentrionale di Obock.
Secondo un rapporto del centro di monitoraggio nigeriano “Space in Africa”, nel 2021 l’economia spaziale africana valeva circa 19,5 miliardi di dollari, una stima in crescita e che secondo gli esperti potrebbe lievitare fino a oltre 22,6 miliardi entro il 2026. Nel complesso l’industria aerospaziale africana impiega circa 20mila persone in tutto il continente e può contare su almeno 272 società del settore economico New Space attive nella democratizzazione dello spazio: secondo i relatori, si tratta di aziende domiciliate in 31 Stati africani che hanno saputo dar prova di innovazione nelle tecnologie spaziali, applicate ad ambiti che vanno dalla medicina ai trasporti, ai servizi di comunicazione satellitare. Complessivamente, i Paesi africani interessati allo spazio hanno stanziato un totale di 534,9 milioni di dollari per il funzionamento dei rispettivi programmi spaziali nel 2022, un bilancio in aumento rispetto ai 523,2 milioni di dollari destinati l’anno precedente e che conferma un interesse crescente per un’ampia gamma di ambiti in un settore molto frequentato e fortemente competitivo. Ad oggi, in Africa almeno 52 satelliti sono stati lanciati da un totale di 16 Paesi, ed altri 125 sono in fase di sviluppo da parte di 23 Paesi del continente, per un lancio previsto prima del 2025.
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