Lorenzo Utile - Sperando certamente che i conflitti in corso giungano a una rapida conclusione, bisogna tuttavia essere realisti. Le situazioni di crisi e i conflitti attualmente in atto, sono sempre le stesse conseguenze di situazioni che si trascinano da decenni, dalla Striscia di Gaza, all’Ucraina, al Myanmar, Sahel, e via dicendo.
Non è sempre solo questione di territori contesi, o ideologia, certamente è sempre questione di economia politica e politica economica, che non sempre sono la stessa cosa. Certamente è sempre la gente della strada, i bambini, che subiscono situazioni di crisi, emergenza umanitaria, instabilità e futuro incerto.
Conflitti e fenomeni climatici
A tutto ciò si devono poi aggiungere i fenomeni naturali, i cambiamenti climatici e relative conseguenze, con l’anno che si sta chiudendo che ha registrato impennate di caldo da record e disastri a ripetizione, com’è avvenuto con i terremoti in Turchia e Siria, in Marocco, e con le devastanti inondazioni in Libia, soprattutto a Derna, dove più di 12mila persone hanno perso la vita, o come nel Corno d’Africa, con siccità e conflitti etnici di confine.
Secondo il Washington Post, anche nel 2024 alcuni di questi scenari proseguiranno e molte delle crisi già in atto sono destinate a peggiorare.
Purtroppo continuano altri episodi come il traffico di esseri umani, che dall'Africa favorisce crescenti flussi migratori, conseguenza dell'instabilità sociale e delle pressioni economiche post-pandemia che coinvolge in modo più diretto l'Unione Europea, geograficamente vicina al Nord Africa.
Secondo i dati del Comitato Internazionale della Croce Rossa, almeno dieci Paesi rappresentano l'86% di tutte le persone bisognose di aiuti umanitari a livello globale, con alcune delle comunità più vulnerabili, e se fino a circa trent’anni fa almeno la metà dei conflitti coinvolgeva poco meno del 50% dei Paesi più vulnerabili, oggi la percentuale è salita al 67%.
Guerra per l'acqua
Nel mondo attuale, sono in corso circa 300 situazioni di emergenza, dalla povertà e la devastante situazione di Haiti, a guerre conclamate come in Ucraina o in Medio Oriente, e preoccupa poi il fatto che sia l’acqua una delle principali cause di conflitto, come sta accadendo nel caso della Diga Renaissance in Etiopia, che gestisce il flusso delle acque del Nilo che non solo attraversa e approvvigiona il Sudan, ma condiziona la portata idrica in Egitto. Per non menzionare altre situazioni come il grande bacino del Congo, del Niger e dei grandi laghi.
L’Africa il continente che ospita la maggior parte dei punti caldi, a cominciare dai tre Paesi guidati da giunte militari: Burkina Faso, Mali e Niger. Il territorio è disseminato da oltre 40 milioni di sfollati e rifugiati, dato che purtroppo non sembra destinato a diminuire nel 2024.
Circa 150 milioni di africani vivono una crisi alimentare, di cui l'82% in Paesi in guerra, cifra aumentata del 150% rispetto al 2019. Insicurezza alimentare ed esaurimento degli aiuti esteri stanno facendo precipitare milioni di persone verso un pericolo maggiore.
Situazione delicata in Somalia, dove gli insorti jihadisti di Al-Shabaab continuano a operare per creare uno Stato islamico-fondamentalista nel Corno d'Africa. Preoccupa anche l'Etiopia, pur lontana dalle telecamere, già teatro di un lungo conflitto con la confinante Eritrea, che ha fatto oltre 600mila vittime. Ovviamente da affrontare la situazione in Sudan, poi in Yemen, e da non dimenticare Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Camerun, campo d’azione degli estremisti di Boko Haram.
In Asia
Nel continente asiatico da tenere d’occhio le elezioni a Taiwan, che potrebbero essere segnate da nuove provocazioni da parte della Cina, in un momento in cui l'amministrazione Biden sta cercando di portare una certa stabilità nelle relazioni con Pechino, ma la situazione più preoccupante è in Myanmar, dove milizie ribelli e giunta militare si stanno combattendo senza esclusione di colpi e a subirne le conseguenze è soprattutto l’etnia Rohynghia.
Situazione estremamente grave a Haiti, dominata da bande criminali, da anni sull'orlo del collasso dello Stato, dopo l'assassinio del presidente Jovenal Moise nel 2021.
Sud America
In Sud America, per ragioni naturalmente legate alle grandi risorse del sottosuolo, vi è la contesa territoriale sulla Guyana Esequiba, regione che costituisce i due terzi dello Stato della Guyana. Il Venezuela rivendica la sovranità da quasi 200 anni e il presidente Nicolas Maduro vorrebbe annettere il territorio, mentre la Guyana si oppone con buona pace del Brasile, che confinando con entrambi, ha già aumentato la presenza militare lungo le frontiere.
La Colombia è sempre in dominio dei Cartelli della droga e zona di transito di ingenti flussi migratori, il Cile sta elaborando una nuova Costituzione, l'Argentina sta sempre cercando di rialzarsi da una crisi socio-economica disastrosa, con il piano di austerity proposto dal presidente Javier Milei, fortemente contestato.
Caucaso
Alta attenzione per l’Afghanistan, nuovamente sotto il potere talebano dall’abbandono americano del 2021, con misure sempre più opprimenti per la popolazione, mentre il Paese sprofonda sempre più nella povertà e nella fame.
In Iran, l’attenzione internazionale è concentrata sulle elezioni politiche previste per marzo.
In Caucaso, dopo che un altro conflitto ha visto il Nagorno-Karabakh aggredito dall’Azerbaijan, con vittime e migliaia di sfollati, Baku ha riconquistato l'enclave separatista a settembre scorso dopo tre decenni di conflitto con l’Armenia. I due paesi hanno promesso ''misure concrete'' per normalizzare le relazioni, ribadendo l'intenzione di firmare un accordo di pace, ma nulla è ancora stato concluso…
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